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Trascorrono gli anni, cambiano le mode, cadono tanti tabù e svaniscono persino le ideologie. Purtroppo esiste una situazione che pare immutabile e a pagarne il prezzo è una città come Firenze, stupenda e colta per storia e costumi, ma vergognosamente incivile e disgustosamente becera quando a prenderla in ostaggio è la solita banda di sciagurati che si definiscono tifosi della Fiorentina.

Accade puntualmente ogni volta che allo stadio “Franchi” è in cartellone la sfida con la Juventus. La scellerata tradizione è stata rispettata. Sui muri dell’impianto sportivo toscano le ormai stantie e puzzolenti scritte per infangare i caduti all’Heysel con l’aggiunta, questa volta di una dicitura da brividi per tutto lo sport mondiale : “Scirea brucia all’inferno”. Fatti coprire, poi, dalla dirigenza della Fiorentina, quando ormai la vergognosa offesa aveva fatto il giro del mondo. Dentro lo stadio, in curva Fiesole, un coro che vorrebbe essere una sorta di sfottò ma che in realtà è un inno alla sragione “Amo Liverpool”. È la risposta, selvaggia, al gesto di grande civiltà che capitan Chiellini a nome di tutta la società bianconera, aveva compiuto andando a depositare un mazzo di fiori proprio sotto il settore ultras viola come omaggio alla memoria del grande e onesto Astori. Seguito dai cori e dagli applausi al minuto 13 di tutto il settore ospiti bianconero. Esempi virtuosi, macchiati a fine partita da altrettanti idioti che han poi pensato bene di reagire insultando i tifosi viola tirando in ballo in senso spregiativo la razza ebrea.

Sembra impossibile, ma pare che nella testa dei fanatici fiorentini altro non vi sia che un sentimento di odio immotivato verso tutto ciò che lascia presagire un qualcosa di bianconero anche se, oltre al suo allenatore attuale Pioli, altri grandi personaggi come Gentile e Trapattoni per citarne solamente un paio arrivavano da quella “zona innominabile” perché juventina. Nessuno e niente dimostra di possedere il coraggio e la forza per interrompere questo processo perverso il quale, alla fine, nuoce soltanto alla città e al suo nome letteralmente sputtanato nel mondo.

Ci aveva provato e ci stava riuscendo Pier Cesare Baretti, l’unico presidente della Fiorentina il quale con un lavoro capillare di convincimento e di persuasione aveva imposto regole ferree e precise per una svolta davvero rinascimentale della tifoseria viola con lo scopo ultimo di trasformare la passione in un movimento “pro” e non “contro”. Il progetto di Baretti morì insieme con lui precipitando dal cielo su un piccolo aereo da turismo. E con l’arrivo di Vittorio Cecchi Gori e le sue sceneggiate in piedi sulla balaustra della tribuna un fuoco tornò a essere un incendio di proporzioni apocalittiche.

Le scritte di questa nuova commedia degli orrori, che peraltro non sono state fatte cancellare dalla municipalità anche lei per questo colpevole in quanto a distratta connivenza, dimostrano ancora una volta come e perché coloro i quali usano proditoriamente il linguaggio dell’insulto e dell’infamia per “dimostrarsi forti” non vinceranno mai niente. La sorte premia la lealtà e la correttezza di pensiero. Chi agisce al contrario si porta sfiga da solo.

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