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La misteriosa morte di Imane Fadil, testimone chiave al processo Ruby
Probabilmente finirà nell’armadio enorme dove vengono sepolti i fascicoli dei grandi misteri italiani irrisolti. Certamente aleggia un’aria inquietante intorno al “caso” di Imane Fadil una bella ragazza di trentaquattro anni deceduta nella clinica milanese Humanitas a un mese dal suo ricovero. La donna apparteneva all’esercito delle olgettine le cui vicende hard hanno messo nei guai Silvio Berlusconi. Sarebbe dovuta comparire, molto presto, come testimone chiave davanti ai giudici del processo al Cavaliere per la faccenda Ruby. Trenta giorni fa si era sentita male a casa di un amico. Di qui il ricovero e le sue condizioni che andavano peggiorando sempre più. Lei non aveva dubbi: “Mi hanno avvelenata” e le stesse analisi mediche parlano di “strane anomalie”. Ora il decesso. Imane, tra l’altro, lascia a metà il libro che stava scrivendo con pagine fitte di “rivelazioni clamorose” sulla storia nella quale è coinvolto l’ex premier e presidente del Milan. Non è difficile immaginare la fine del manoscritto.
 
 
L’orrore di leggere l’omaggio a un italiano sul mitra che ha assassinato 49 innocenti
La pagina più buia dell’intera storia neozelandese, ma anche del mondo, è stata scritta da un folle terrorista australiano di ventotto anni, Brenton Tarrant, autore di un massacro compiuto a colpi di mitra all’interno di una moschea dive la gente stava pregando. Sotto i colpi di arma da fuoco sono caduti quarantanove innocenti vittime della furia selvaggia del sicario razzista. Oltre all’orrore per la carneficina per noi italiani si deve aggiungere la rabbia nel dover leggere, scritto sul caricatore dell’arma, un omaggio celebrativo per un nostro connazionale. Il suo nome, scolpito in cirillico, è quello di Luca Traini ovvero l’uomo che a Macerata aveva sparato contro sei immigrati di colore. L’avvocato di Traini ha fatto sapere che il suo assistito si “dissocia” dall’attentato. Rimane comunque lo sconcerto per la citazione in questa tragica vicenda.
 
 
Milioni di giovani in tutto il mondo hanno cantato il dolore della Terra
Inutile conquistare la luna per poi perdere la Terra. E’ stato questo il passaparola che ha fatto il giro del nostro pianeta scandito in tutte le lingue conosciute dai milioni e milioni di giovani che si sono riversati nelle strade di tutte le città e paesi del globo per “cantare” la canzone di un pianeta che rischia di morire assassinato proprio dai suoi figli. Un urlo, potente e globale, pieno di disperazione ma anche di malcelata speranza di poter assistere ad un cambio di marcia da parte di tutti i nostri governanti. Prima che sia troppo tardi. Non tanto per noi colpevoli del disastro, ma per nostri figli e per tutto quelli che verranno dopo.
 
 
Dopo Al Bano, anche Toto Cutugno nella lista nera del governo ucraino
Prima “felicità”. Adesso anche “L’italiano vero”. Le radio e le televisioni dell’Ucraina zittiscono alcune famose canzoni italiane perché interpretate da “nemici dello Stato e amici di Putin” con il sovraprezzo del sospetto di essere delle spie che lavorano sottobanco per Mosca. Così dopo Albano Carrisi, detto Al Bano, anche Toto Cutugno è finito al bando nella lista nera. Tutti e due, come gran parte delle “vecchie glorie” della nostra canzone sono sempre stati dei miti nei Paesi dell’Est. Insieme, però, Al Bano e Cotugno si erano esibiti con l’accompagnamento della banda dell’Armata Rossa al Cremlino per il compleanno del leader russo il quale, per gli ucraini, è una sorta di delinquente. Un peccato mortale che, per le autorità di Kiev, non ammette perdono.