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What's the buzz tell us what's happening?” fu la domanda che mi sentii rivolgere da due distinte suddite della Regina, quando ancora non si parlava ancora di Meghan ed Henry. Era il 2012 e sotto i portici di via Cernaia si faceva a gomitate per conquistare la prima fila.

Juventus has won Italian League again” L'espressione di una delle due non me la dimenticherò mai: attonita, come se avesse appreso che la Gran Bretagna era diventata Repubblica. “Look at this, madame”. Proprio in quel momento all'angolo di corso Vinzaglio prendeva forma un pullman tutto nero, seguito da un altro più piccolo, con a bordo tecnici, cameramen, giornalisti ed affini.

Sul tetto, gli eroi. Quelli del ritorno tra i grandi, dopo la “grande truffa”, quelli del riscatto, della resurrezione della Juventus dalle ceneri lasciate dalla triade più scalcinata della parabola bianconera, il cui massimo esponente ha ancora ogni tanto l'ardire di rilasciare dichiarazioni.

Eravamo in 400mila. Una cosa mai vista per le strade di Torino, la gente appollaiata sulle paline del tram, appesa ai lampioni fine ottocento, sui tetti dei dehores. E noi sotto la fiancata del pullman, a cantare a squarciagola la gioia di essere tornati vincenti. Persa traccia delle dame inglesi, noi appiccicati al pullman come se fosse una camera iperbarica.

Ci avevamo preso gusto ad aspettare il giro in giro dei giocatori bianconeri nel maggio sabaudo. Maggio è il mese dei primi tepori (aprile non ti scoprire, maggio adagio), è il mese mariano (mira il tuo popolo o bella Signora), da un po' di anni è il mese della Juve (...storia di un grande amore). Piazza Vittorio stracolma, pioggia o non pioggia, piazza Castello con i fanti del monumento vestiti a righe.

Fino all'avvento di... Allegri. Via Conte, si è iniziato a fare finali, o di Champions o di Coppa Italia, sempre impegnati, sempre sul pezzo e il pullman nel garage: distrae. Non so a quale teoria si siano ispirati i dirigenti di Corso Galileo Ferraris, ma è andata così. La Juve continuava a vincere, ma se si voleva il pullman bisognava aspettare alla fermata, il lunedì mattina, obliterando il biglietto.

Mi domando se Oliver, lo sciagurato arbitro di Madrid, non sia un tranviere. Perchè buttandoci fuori dalle semifinali, ha consentito un attimo di tregua nel fitto del calendario di primavera, permettendo il ritorno al passato.

C'è la festa per le vie di Torino, ad un anno quasi dai fatti e fattacci di piazza San Carlo. E' la prima grande festa di popolo e di città che la giunta grillina si barcamena. Niente paura, a noi juventini di stelle ne bastano 3. Per il momento, perché di questo passo per la quarta è solo questione di tempo.

Un milione, voglio un milione di juventini a Torino attorno al pullman che vuol dire “desiderio”.

Forse non è ancora chiaro a tutti che stiamo vivendo la straordinarietà; che passeranno secoli prima che si ripeta, se si ripete; che è un onore, un privilegio essere presenti, perché lo si potrà raccontare, come i reduci da Austerlitz. Almeno un milone, di 14 che siamo.

Lassù, in cima al tetto, si affaccerà Gigi per l'ultima volta capitano nostro e mi auguro di nessun altro. Lassù gli occhi neri neri di Asa leggeranno nella folla la mai sopita sete di vittoria (a Milano nemmeno l'ombra). Lassù Licht farà capolino con 7 scudetti sul petto ed ora vai pure dove vuoi. Lassù ci sarà la nostra famiglia, i nostri ragazzi, l'orgoglio di tifosi 4.0, che non conoscono il secondo posto. Lassù salirà finalmente mister Allegri, che di queste emozioni è digiuno, tenendo Cuadrado distante , per non finire un'altra volta “schiumato”. Lassù, anche se ad altezza gomme, ci sarà il cuore di ogni juventino, grande o piccolo, giovane o vecchio, ricco o povero.

Attenzione all'assalto di coloro che hanno criticato, vilipeso, sacramentato tutto l'anno, in ossequio ad un presunto diritto di autonomia mentale o ad un patologico e reiterato raptus da distinzione cronica. Si sono talmente distinti da saperli individuare con facilità. Teniamoli ben lontani dal carro, non si sa mai che ci volessero salire.