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Allegri è come lo studente che invece di studiare con metodo, si prepara un colpo a effetto e spera di cavarsela con quello durante l’interrogazione. O se preferite, è un allenatore più bravo a “surfare la partita” che a prevedere quando ci sarà l’onda. Una volta sopra ci sta in equilibrio, diciamo. Ebbene, a Napoli l’ha gestita male e preparata peggio. Non sempre gli va bene. Al Maradona è stato un disastro, a partire da scelte di formazione che hanno terremotato le certezze costruite nel periodo precedente, sulle sabbie del cortomusismo. Il vecchio vizio è tornato fuori: niente fiducia ai giovani nei big match. Miretti e Fagioli che avevano contribuito a innalzare il tasso tecnico della squadra fino a venerdì sera, si sono accomodati in panchina. Tutto per fare spazio a McKennie mezzala, che a sua volta assecondava l’idea stravagante di Chiesa quinto dall’inizio, probabilmente il peggior abbaglio di Allegri in questo biennio. Sì, perché quella di Chiesa era anche la fascia di Kvaratskhelia, giusto il giocatore più pericoloso del Napoli (assieme a Osimhen). Vediamo allora i comportamenti tattici fatali del numero 7 della Juve che hanno spinto Allegri a ritirare la mossa dopo il 2 a 0, quando ormai era troppo tardi.