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La seconda giornata di Premier League non è ancora finita, ma, a prescindere dai risultati delle gare, appare chiaro quale sia l'argomento caldo del week-end. Manchester City e Tottenham si sono date battaglia per la prima volta in questa stagione, ma, per certi versi, sembrava di essere rimasti a qualche mese fa. La semifinale di Champions tra le due inglesi dello scorso aprile aveva visto il Var annullare il gol di Sterling all'ultimo secondo, il gol che avrebbe permesso al City di accedere alla finale con il Liverpool: ieri, quattro mesi dopo esatti, il copione si è ripetuto. Se la prima volta fu un fuorigioco - vero e giusto, per quanto fiscale - a fermare l'urlo di gioia di Sterling, questa volta è toccato ad un fallo di mano di Otamendi - vero, ma non per questo giusto - a bloccare sul nascere l'esultanza di Gabriel Jesus. E così, si è aperto un capitolo che dall'Inghilterra potrebbe presto arrivare anche in Italia: non è tanto il Var a far discutere, quanto la nuova regola sul fallo di mano. 

FISCALI - Il proibizionismo si sa, è stato il vero padre di Al Capone. Eppure, per quanto tenere ogni occhio aperto e votare l'intransigenza come stile di vita sia alquanto controproducente, i problemi dell'America degli anni Venti erano ben diversi da quelli del board della FIFA di oggi. All'epoca, tra criminalità ed alcoolizzati, gli Stati Uniti erano nell'emergenza e hanno agito per impedire che si infrangesse una determinata regola. Le motivazioni che hanno invece spinto al cambiamento del regolamento del gioco, invece, non sono dettate dalle troppe infrazioni, quanto dalla difficoltà da parte degli arbitri di far applicare la regola. "​Non sarà più permesso che un tocco, anche non intenzionale, con la mano o col braccio consenta di segnare un gol o di creare un'occasione da gol" ha ribadito l'Ifab, legittimando così la decisione dell'arbitro Michael Oliver nella gara di ieri tra City e Tottenham. Senza dirlo, l'organo che gestisce il regolamento calcistico, ha voluto sottintendere due aspetti: il primo, appunto, riguarda gli arbitri stessi, il secondo i tifosi. 

SENZA DUBBI E POLEMICHE - Potrà sembrare una scelta esagerata ed i clamori di ieri, ma anche oggi, lo dimostrano. Eppure, se l'obiettivo conclamato è quello di togliere il beneficio dell'interpretazione, e quindi del dubbio, all'arbitro, sembra chiaro come questo si possa riflettere sul pubblico. Oggi si polemizza, ma, probabilmente, una volta assimilata la regola, non ci saranno più i presupposti per farlo: nella sua fiscalità, infatti, non ci saranno più problemi di soggettività. Ci sarà un tocco di mano e, di conseguenza, un fischio. Come per il finale del Trono di Spade, è sempre difficile mettere d'accordo tutti, quando ognuno ha la sua opinione. Non si può però scappare da una trappola: quando si sceglie di essere integerrimi, si deve rispettare la proposta fino in fondo. Su una tovaglia bianca, anche la minima macchia stona. Quindi, se si può concedere questa velleità del regolamento per agevolare i fischietti, sicuramente sarà ancor più complicato perdonarne eventuali errori. E ora, che dal divano ci godiamo la polemica che spopola Oltremanica, possiamo anche smettere di sorridere: tra sei giorni appena, potrebbe toccare anche a noi.