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Ai microfoni di Milano Finanza ha parlato Giuseppe Vegas, ex presidente della Consob. Queste le sue parole: 

BORSA - "Calcio e Borsa sono inconciliabili. Alle società quotate si richiedono trasparenza e solidità patrimoniale che sono strutturalmente non alla portata dei club. All’epoca fu adottato un approccio, per così dire, illuminista. Vi fu una spinta forte per portare i club in borsa, assecondata da alcuni proprietari alla ricerca di risorse fresche. Si pensava di, oltre a portare risorse fresche e trasparenza nel mondo del calcio imbrigliando i club nelle forme e nelle procedure delle società per azioni e della quotazione in borsa. È successo l’opposto: tanta più trasparenza si richiede a chi non è strutturalmente in grado di fornirla, tanto più cresce il rischio di comportamenti non commendevoli, con la Consob che ovviamente li tratterà come tutte le altre società quotate in Borsa".

PROBLEMI - "Ai giocatori viene assegnata una valutazione a bilancio, ma questi numeri risultano molto fragili: basta un infortunio grave perché la valutazione scenda rapidamente verso lo zero. È come se un terremoto danneggiasse gravemente o facesse crollare un palazzo: la società immobiliare che lo ha in portafoglio azzererebbe la partecipazione e abbattere di conseguenza il capitale. Lo stesso dovrebbero fare i club, ma è impensabile. Per coprirsi dal rischio infortunio le società di calcio dovrebbero fare accantonamenti che richiederebbero enormi aumenti di capitale. Un’eventualità da escludere anche per via della struttura azionaria dei club quotati, molto diversa dalle normali aziende di Borsa".

DIFFERENZE TRA QUOTATI IN BORSA - "Nel capitale dei club figurano essenzialmente due categorie di soci, con interessi talvolta differenti: le proprietà e i tifosi. I tifosi investono e valutano le società non sulla base dei fondamentali economici ma per spirito di squadra, quindi secondo parametri emotivi. È un problema perché la capitalizzazione del club non cambia al variare del valore degli asset del club e dei suoi risultati economici, come accade nelle normali quotate. Chi si muove, e talvolta con logiche speculative, è invece l’azionista di maggioranza".