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Quale strano cataclisma è avvenuto nella carriera di Patrice Evra per spingerla al suo apice negativo? Un violentissimo calcione in faccia a un proprio tifoso, una follia senza senso che nessuno avrebbe potuto attribuire a lui, al professionale zio Pat. Le cui uniche pazzie, se proprio vogliamo precisare, appartenevano al volatile mondo dei social network, ai numerosissimi video e foto con quell’unica frase ricorrente: “I love this game”.

BRUTTO MISTERO - Sì, anche noi juventini abbiamo amato il tuo gioco, Pat. Tu, che eri approdato in bianconero dicendo: “Non vendo sogni, ma garantisco ai tifosi che darò il massimo”. Tu, che nel bel mezzo della straordinaria rimonta scudetto del 2016 dichiarasti: “All’inizio non avevamo rispettato questa maglia, con lo spirito”. Tu, abituato a trascorrere le vacanze di Natale impegnandoti al fianco dell’Unicef per i progetti a sostegno dei bambini senegalesi. Cosa è successo? Al netto di quel maledetto minuto finale dei tempi regolamentari all’Allianz Arena, di quel pallone che poteva e doveva essere spazzato per approdare con merito ai quarti di Champions League: quanta rabbia, quanti rimpianti… Eppure quello che è accaduto all’Estàdio Henriques lo scorso 2 novembre trascende qualsiasi discorso tecnico. Cosa diavolo può averti spinto a una simile furia? No, questo non può essere il medesimo uomo che, ai tempi del Manchester United, si commuoveva nell’anniversario della tragedia dei Busby Babes. Un uomo che, anche dopo aver vinto tutto con i club, ha deciso di proseguire il ciclo trionfale della Vecchia Signora, salvo poi lasciarla per il “troppo rispetto”, perché non eri al 100% focalizzato nel progetto. Tutta una bugia? A guardare quelle immagini, Pat - nel giorno in cui diventa ufficiale la squalifica da parte della Uefa e il licenziamento da parte del Marsiglia - sinceramente non ci manchi. Grazie di tutto, ma non ci manchi.