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Il tempo passava, inesorabile. Lui, sempre uguale a stesso, a me che gli chiedevo come facesse a ingannare così bene la fatale umana decadenza rispondeva sempre la medesima cosa: “Ho fatto un patto con il Padreterno. Entrambi lo rispettiamo. Ovviamente non ti posso dire che cosa”. E rideva. Quanto rideva. Mi sono sempre chiesto quale fossero i termini esatti di quell’accordo stipulato da Giampiero Boniperti e il buon Dio grazie ai quali il trascorrere delle stagioni apparentemente non lasciava tracce sul fisico e sulla mente del presidente di tutti i presidenti. Qualche ruga, certamente, ma meno di quelle del suo amico Gianni Agnelli. Pensavo di venire a capo di quel mistero, prima o poi. Niente da fare.

Al telefono, nel giorno del suo novantesimo compleanno, gli chiedo se finalmente ha intenzione di svelarmi il suo segreto più intimo e speciale. Ride. Quanto ride e mi fa: “Caro, ti piacerebbe saperlo. Ma, sai, ti occorrerebbe una fortuna da sceicco per obbligarmi a parlare. Una cosa ti posso dire. Il patto regge bene e sono felice. Oggi festeggerò con mia moglie e i figli e i nipoti. Niente più mare della Versilia. A me che sono ormai un leone d’inverno il sole e la sabbia danno fastidio. Molto meglio la mia casa sulla collina. Vedo Torino, sotto. Intravedo villa Frescot dove abitava l’Avvocato e nella mia mente scorrono le immagini di film antichi e bellissimi. C’è bello fresco quassù. A Forte dei Marmi ci sarà mio figlio Alessandro. Gli dirò di abbracciarti anche per me, quando vi vedrete. Intanto ora rispondo al telefono che oggi smette mai di trillare. Nessuna piaggeria formale ma soltanto autentici auguri fatti da persone che, evidentemente, mi vogliono bene e alle quali io voglio bene. Anche quelle che non ci sono più. Sono molte. Troppe. Con loro parlo in privato in attesa di incontrale di nuovo. Un giorno, ma non adesso. Non ancora. Ti abbraccio, amico mio”.

Metto giù e mi congedo a malincuore da Giampiero lasciando che il silenzio inghiotta parole non dette e pensieri in libertà. Il desiderio sarebbe stato quello di prolungare all’infinito la conversazione proprio come facevamo un tempo talvolta litigando di brutto per via di quella criniera che lui scuoteva con piglio da re leone più fiero di me. Mai feroce, però. Regale, semmai. Ora lui è nel pieno del suo inverno. Io mi trovo alla fine dell’autunno. Tutti e due, credo, abbiamo superato le Colonne d’Ercole e nulla e nessuno riescono più a stupirci veramente. E’ finito il tempo della contesa leale e franca. Lui, per me, rimarrà per sempre il Presidente. Io, per lui, l’amico rompicoglioni.

Eppure, nel nulla di un calcio tanto diverso dal nostro e nel vuoto lasciato da personaggi memorabili mai più rimpiazzati, c’è ancora il posto per qualche sorpresa. Forse sarà Andrea Agnelli il “pasticcere” di una torta con novanta candeline e con dentro un regalo da urlo proprio come quando Marilina usciva da un dolce hollywoodiano. Un dono molto speciale dal nipotino al nonno e quasi bisnonno che tenne in braccio da neonato il giovane e attuale presidente. “Ecco qua, Giampiero”. Boniperti soffierà sulle candeline e dalla torta uscirà Cristiano Ronaldo con addosso la maglia. Proprio come, trentasei anni fa, accadde con Platini. E il presidente dei presidenti ammiccherà strizzando l’occhio al cielo. Forse anche questo evento faceva parte del patto con il Padreterno.