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Un pubblico come quello di ieri sera all'Allianz Stadium (o Juventus Stadium per i tradizionalisti), passionale, caldo, dodicesimo uomo in campo, meritava l'impresa dei propri idoli. Perché ha creduto a quell'impresa, perché l'ha costruita anche mostrando tutto l'amore possibile per quei giocatori che indossavano la maglia della Juventus, per poi celebrarla a fine gara. La cosa potrà sembrare assurda: squadra già rientrata negli spogliatoi e gente che ancora si attardava ad uscire dalle tribune, quasi a volere proseguire quel momento magico, esauritosi al triplice fischio di Kuipers. Insomma, è stato il rovescio della medaglia di venerdì scorso: tifoseria compatta, in tutti i settori.

Mai vista una tribuna est (che frequento da sette anni ormai) così appassionata nel tifare, nel cantare l'inno della Juventus, nell'unirsi ai cori che partivano dalle curve, stavolta alleate: a prescindere dalle ragioni del cosiddetto sciopero del tifo, la cosa peggiore da farsi è quella di far mancare l'incitamento alla squadra, che sicuramente non fa parte della polemica tra ultras e dirigenza. Ed invero, la Sud è tornata ad essere la Sud del passato, la cosa ha coinvolto di fatto tutto lo stadio, e il resto l'hanno fatto i giocatori, con una impresa ritenuta proibitiva, quasi impossibile, ed invece costruita minuto dopo minuto, con una prestazione impeccabile.

PRIMO TEMPO - Teoricamente Allegri ha schierato la squadra con il classico 4-3-3, lanciando Spinazzola difensore esterno a sinistra, Cancelo a destra, centrocampo Emre Can-Pjanic-Matuidi, e tridente d’attacco con Bernardeschi e Mandzukic punta centrale. La scelta dei singoli però è stata tale che nella realtà il modulo è stato più teorico che reale, dato che fin dai primi minuti Emre Can e Pjanic hanno giocato molto ravvicinati fra di loro, e Matuidi più defilato a sinistra, così da realizzarsi in pratica un sostanziale 4-2-3-1, direi molto simile a quello del Bayern Monaco di Heynckes: Mandzukic punta avanzata, per creare spazi agli inserimenti degli esterni e dei centrocampisti.

In tal modo si sono create due cerniere sulle fasce: ottima sulla sinistra, con Spinazzola molto intraprendente, e supportato da Matuidi in copertura ma anche per dialoghi sullo stretto; non proprio efficace sulla destra, più che altro per il primo tempo incolore di Cancelo, per cui - con il solito gioco di variare le posizioni dei giocatori in campo - spesso Bernardeschi ha dovuto spostarsi sul lato sinistro. Il vantaggio è nato appunto da un traversone di quest’ultimo in area, proprio dalla sinistra, ottimamente sfruttato di testa da Ronaldo.

SECONDO TEMPO - Nella ripresa Emre Can si è posizionato più sulla linea dei centrali difensivi, quasi a difensore di destra di una linea a tre, e questo prima ancora dei cambi operati da Allegri: questo praticamente ha liberato Cancelo sulla destra da rigorosi compiti difensivi, e non penso sia casuale che finalmente al suo primo affondo con cross in area, sia arrivato il raddoppio bianconero.

La mossa che non ti aspetti è stata quella di Dybala al posto di Spinazzola (che aveva giocato peraltro benissimo, ma forse a corto di fiato), ed una modifica tattica in chiava offensiva, difesa definitivamente a 3 con Emre Can-Bonucci-Chiellini, Cancelo avanzato sulla linea di centrocampo, Matuidi sulla sinistra e Bernardeschi mezzala, rimanendo di fatto invariato il tridente, anche se con Dybala come suo solito ad operare spesso tra le linee. Da quel momento, pur con un assetto palesemente più offensivo, l’Atletico Madrid, peraltro poco insidioso nel primo tempo (solo una conclusione di testa di Morata nel finale di frazione, alta di poco), non ha più avuto modo di organizzare la manovra, nonostante l’ingresso di Correa, più tecnico rispetto a Lemar, nel tentativo di dare idee e fantasia ad un centrocampo che, neutralizzato Koke e di fatto tagliato fuori dal gioco Saul, non ha mai saputo innestare a dovere Griezmann e Morata.

Bene pure la mossa finale, di inserire Kean, che stava andando in rete poco prima del rigore decisivo, provocato da un'azione insistita di Bernardeschi, che ha costretto al fallo Correa: e forse in questa azione c’è la sintesi della gara, un bianconero con tantissima voglia ancora di trovare la via della rete, un colchonero, peraltro fresco, a doverlo inseguire e a non poter evitare di commettere fallo.