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Petronella Ekroth ​è entrata al centro della bufera dopo le sue esternazioni sulla stagione appena trascorsa alla Juventus. "Mi sembrava di stare in una Candid Camera" ha detto la calciatrice in merito al presunto ostracismo riservato alle straniere nello spogliatoio bianconero, piuttosto che del divieto di parlare delle accuse a Cristiano Ronardo per il caso Mayorga. Parole dure, che hanno subito trovato il duro confronto delle ex compagne di squadra, da Bonansea a Salvai, che non le hanno mandate di certo a dire alla centrale svedese. Parole dure, certo, ma in un certo senso giustificate dalla conoscenza diretta di un contesto, quello tirato in causa da Ekroth, che ha permesso di parlare da dirette interessate. Il problema, oggigiorno, non sono tanto i testimoni, quindi, quanto la giuria popolare a cui il mondo social permette di sentenziare. O peggio, di offendere. 

ASSALTO - Come spesso, troppo ormai, accade, i profili TwitterInstagram Facebook di Ekroth sono stati invasi dai soliti rancorosi. Già, perch​é il commento ​è lecito, la critica pure, mentre l'offesa, be', quella non può essere presa in considerazione. Dal più accettabile "rosicona" al meno "stronza", sono tanti gli epiteti che i presunti tifosi hanno dedicato alla calciatrice: l'arma, come sempre, ​è a doppio taglio. Se anche Ekroth avesse mentito, o esagerato, nelle sue dichiarazioni, appare evidente come la ragione si sposti dalla sua parte, dal momento in cui si parla di ambienti poco salubri: queste reazioni, infatti, non provano nessun fatto passato, ma rendono più credibili le dichiarazioni di Ekroth. "Non si sputa nel piatto in cui si mangia" ​è il velato messaggio di fondo di questi commenti, ma certo che passare dalla proverbialità all'offesa non sembra il modo migliore per farsi ascoltare. 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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