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Allora, secondo qualcuno - anzi secondo molti - finalmente per la Juventus è arrivata l’ora della verità. L’aspettano da più di cent’anni e ogni volta si spera che una tegola, sia pure pesante, si trasformi in una catastrofe definitiva. Questo spiega perché la squadra, indagata nelle persone del suo presidente Andrea Agnelli, Paratici, Nedved e altri dirigenti, dalla Procura di Torino, sia già giudicata colpevole da quel famoso “sentimento collettivo” che entrò a far parte della sentenza su Calciopoli. Sentimento praticato dai giudici di allora (come affermò il membro della giuria il Prof. Mario Serio) per concedere sconti a qualcuno, a patto che non fossero i bianconeri. Ora non vorremmo che la faccenda si ripetesse: sconti per molti, non per la Juve. Giacché impetuoso e vasto è il desiderio di volerla già condannata a causa di “valori fraudolentemente maggiorati” e relativi “falsi” in bilancio. In più, in relazione a questi fatti, si brama una Juve giustiziata dalla Procura Federale della FIGC a cui la magistratura ordinaria passerà gli atti, in chiusura della propria indagine. 

Il Codacons chiede addirittura la serie B, ma quest’associazione privata, nel tempo se l’è presa un po’ con tutti. Coi vaccini, per una serie di “morti sospette” da contaminazioni, tanto che il Ministero della Salute lo ha querelato. Presentò anche un ricorso contro l’obbligo vaccinale, però il Tar del Lazio lo respinse. Lo stesso Codacons poi ha denunciato per blasfemia Chiara Ferragni, ha polemizzato con Totti, Cristiano Ronaldo, Corto Maltese (sì, quello dei fumetti). Insomma fossi un tifoso della Juventus non mi preoccuperei molto.

Nella pioggia di accuse e anatemi piombati sui bianconeri si configura, comunque, il seguente ideale: galera, multa miliardaria, radiazione. A nulla valgono le comunicazioni che il fenomeno delle plusvalenze gonfiate, atte ad “aggiustare” i bilanci e quindi a rispettare anche i parametri di iscrizione ai Campionati, non riguarderebbe solo la Juventus, ma il sistema del calcio italiano, definito “malato”. La Stampa ha scritto che “secondo quanto trapela da ambienti vicini alle indagini, i molteplici profili che emergono dalle intercettazioni potrebbero non avere rilevanza penale, ma essere di grande importanza per la giustizia sportiva”. Infatti, per  la COVISOC (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche) che ha iniziato a occuparsi della questione nel 2020, le plusvalenze “gonfiate” “non riguarderebbero solo la Juventus”, ma, nel fenomeno, sarebbero coinvolte, in varia misura, anche Napoli, Genoa, Empoli e Sampdoria, oltre ad altre squadre oggi in Serie B e ad alcune società straniere. Comunque per tutti l’imputato è uno solo, la Juventus, anche se come ricorda anche La Repubblica: “Il virtuoso Napoli ha pagato 20 dei 71 milioni per Osimhen, dando al Lille giovani oggi ai margini del calcio professionistico e Karnezis, terzo portiere sull’orlo della pensione”. 

Parrebbe, quindi, logico, anzi doveroso che le indagini non si svolgano a senso unico, cioè solo nei confronti di una squadra, come i tifosi giustizialisti, patibolaristi d’Italia vorrebbero.

Tanto più, sempre restando nell’ambito della giustizia sportiva, che - secondo i desideri di molti - dovrebbe sancire l’immediata radiazione della Juventus, la questione plusvalenze non è affatto pacifica. Anzi è ambigua, ambivalente, sfuggente “perché non esistono parametri su cui stabilire il valore d’un diritto di cessione d’un calciatore” (e, perciò oggi, non ieri, Infantino vorrebbe l’intelligenza artificiale dell’algoritmo a stabilire il valore d’un calciatore). Fu questa, infatti, la motivazione di proscioglimento del Milan e dell’ Inter accusate, nel 2008, di plusvalenze sospette. Sulla base di intercettazioni messe a disposizione dalla magistratura ordinaria, la Corte d’Appello federale, per le plusvalenze condannò il Chievo Verona a tre punti di penalizzazione, mentre la Procura ne chiedeva 15. Sarebbe incorso in sanzioni anche il Cesena, l’altro club coinvolto col Chievo, ma non furono comminate perché nel frattempo era fallito. Già, a pensarci bene, la plusvalenza “gonfiata” (sempre che così sia) si basa su uno scambio, la Juventus quindi non potrebbe averla praticata da sola, ma avrebbe avuto bisogno di un’altra squadra o più con cui realizzarla. Quindi i plusvalenti devono, al minimo, essere due.

Perciò, oltre ad altre squadre italiane “coinvolte” (secondo la COVISOC) per presunte plusvalenze “gonfiate” - per esempio il Napoli col Lille - andrebbero aggiunte tutte quelle che hanno effettuato questo tipo di scambi con la Juventus. In totale, per adesso, sarebbero 5 squadre. Non proprio mezzo campionato di serie A. Ma almeno un quarto sì…e tutto da radiare. Magari è la volta che fanno la “Sottolega”.