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Dybala e Juventus, certezze e speranze. La certezza è che le due parti siano fermamente determinate a trovare un accordo. Il Covid, l’intermittenza del giocatore, un’assenza di alternative allettanti hanno fatto sì che le pretese di un ingaggio stratosferico siano calate. Siamo intorno ai 9-10 milioni, alto, ma lontano dalle richieste di più d’un anno fa. Si tratta quindi sulla clausola rescissoria. Antun, il procuratore del calciatore argentino, la desidererebbe più bassa, la Juve più alta. Ballano 15-20 milioni. Ci si può trovare a metà.

Le speranze o meglio i dubbi riguardano Dybala. Non le sue doti tecniche e nemmeno la tenuta caratteriale. Qualcosa di più certificabile: il suo stato di salute. Sì, il vero punto è questo: il fisico. La Joya non sembra essersi ripresa del tutto, non è riuscita a recuperare e a potere giocare “normalmente” più partite di seguito. Lo scorso campionato rientrò alla grande. Una partita e poi cominciò ad affievolirsi. Per un giocatore come lui non essere al 100 per cento vuol dire quasi non esserci. Velocità nel breve, scatto, ritmo fanno sì che un ritardo d’una frazione di secondo pesi come un macigno. E l’impressione è proprio questa: che sia costretto a giocare con un po’ di freno a mano tirato come se non se la sentisse di spingere, forzare fino in fondo.

Anche adesso che è ritornato, non è ritornato del tutto; sembra che i fantasmi di una nuova ricaduta lo perseguitino. Non si tratta dei “demoni” della Biles, ma di antenne che gli fanno sentire come ancora qualcosa non vada. Si allena da solo, segue un programma personalizzato, viene monitorato quotidianamente. Non è questione di tecnica, di coraggio, di volontà, bensì di sicurezza fisica.

Dybala, dopo quasi un anno e mezzo, ancora non la possiede.
Ce la farà? Questo è il dubbio che si annoda alla speranza.