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È l'istantanea e la genialata, ma è soprattutto l'uomo attorno al quale gravita il mondo Juve. Vuoi per il mercato, vuoi perché anche in campo non c'è altra legge all'infuori della sua. Paulo Dybala ha fatto tanto e si è speso tanto, a Villar Perosa. Ma soprattutto si è fatto vedere, tra autografi, selfie e rassicurazioni ai tifosi. "Sì, che resto", parola di Joya. Che ha rifiutato Man United, ha visto crollare la possibilità Tottenham, e in qualche giocata si è ripreso il numero dieci che non ha mai avuto altro padrone. 

RETI E AZIONI - Il catalizzatore d'attenzioni è stato lui. E sempre Paulo ha cambiato espressione, oltre al ruolo. Stavolta il Sarri febbricitante ha avuto un giusto 'delirio': quello di piazzarlo al centro dell'azione e, con i giusti giri, portarlo più vicino alla porta. Dunque, automaticamente al gol. Così, il Dybala sorridente (ma pensieroso), prima su rigore e poi dopo una grande giocata ha portato a casa un bottino di ovazioni, un censimento personalissimo di fan sfegatati. Il solo pensiero che potesse allontanarsi da Torino oggi non fa più eco, e tra le montagne di Villar tira una brezza di felicità clandestina. Di quelle che 'oh, alla fine l'abbiamo sfangata'. 

IL FUTURO - Vale quel che vale, ma Dybala è partito al fianco di Higuain e l'ha fatto dal primo minuto, dimostrando un'intesa con le idee di Sarri che non era facile, ma che era ancor meno scontata. Ha fatto parlare i fatti, sia davanti al portiere avversario, sia quando ha speso 20 minuti della sua giornata in mezzo alla sua gente. Son gesti che parlano da soli, soprattutto che ti danno una dimensione popolare e che ti uniscono in modo indissolubile a chi il calcio lo colora, come le persone. L'iniezione di oggi, di pura juventinità, varrà anche per il futuro. E forse è pure un guaio per la Juve: Dybala è uno del popolo, uno di loro, uno che la Signora non la lascerebbe mai nonostante quest'ultima flirti con qualcun altro. Da altri tempi, il ragazzo che è scampato alle grinfie del calciomercato.