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Vetri scuri, facce scure. Via veloci dal cancello della Continassa, quasi a volersi lasciare alle spalle il quartier generale della Juventus il prima possibile. Facile, con il senno del poi, ma dall’uscita di scena dell’entourage di Dybala qualcosa si poteva immaginare, prima che arrivasse la notizia sulla fumata nera, nerissima, dopo l’incontro odierno. Termina come peggio non poteva, una storia d’amore durata 7 anni, caratterizzata da alti e bassi, dall’affetto dei tifosi e da una centralità più volte sfiorata, ma mai veramente avuta.
 
Alla fine la Juventus ce l’ha fatta, verrebbe da dire. Sì, perché il club bianconero ci aveva già provato a dividere la propria strada da quella di Dybala. Era il 2019 e con il Manchester United era tutto fatto, a Torino sarebbe dovuto arrivare Lukaku. A far saltare tutto, proprio l’attaccante argentino, che si impuntò, per restare a Torino e continuare a vestire la maglia della Vecchia Signora. Questa volta, nemmeno la possibilità di scegliere. Quello che l’ad bianconero Maurizio Arrivabene ha raccontato appare chiaro: nessuna offerta al ribasso, nessuna offerta, semplicemente la presa di coscienza che la storia di Dybala alla Juve fosse giunta ai titoli di coda. Insomma, al calciatore è stata levata la penna dalle mani e mostrata la via che porta lontano da Torino, che poi questa porti a Milano o all’estero, poco importa.
 
Messo alla porta, non ci sono altri modi per descrivere quanto successo oggi. Scelta legittima, quella del club, che decide come gestire le proprie risorse e come programmare il futuro. Scelta che cancella la prima parte di stagione, quando Dybala era stato messo al centro del progetto e quando era stato raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto. Scelta, però, che è come un colpo di spugna su un pezzo importante della storia recente della Juventus. Sì, perché non parliamo di un calciatore qualunque, ma di quello che è stato investito della maglia numero 10 della Vecchia Signora e del ruolo di vicecapitano, quello che ha segnato le giovani generazioni juventine cresciute con le sue giocate, quello che è stato l’uomo immagine del club, il più social. In virtù di questo, la gestione della vicenda è stata insufficiente, da entrambi i lati.