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Gli occhi sanno parlare, ma un muso lungo sa spiegare. Attorno a Paulo Dybala resistono ancora oggi troppi interrogativi: due giorni fa spaziavano dal campo al rinnovo, dopo Crotone va necessariamente aggiunto un nuovo punto interrogativo in una storia ormai colma di alti, bassi, arrabbiature e colpi da genietto del calcio. Una storia che probabilmente continuerà, ma come?

GIORNI CALDI - Dybala è una mina per nulla vagante, semmai finora inchiodata in panchina. Qualcuno crede che possa esplodere a breve, altri immaginano sia soltanto figlia dei problemi legati al rinnovo. In ogni caso, c'è tensione. E la sintonia tra Paulo e la società si sta appassendo come gli alberi nel pieno dell'autunno torinese. Il duro sfogo avuto con Paratici va letto in questo senso: la Joya coltiva un malessere da tempo, e non può più essere taciuto, banalmente nascosto. Quelle 'parole forti' volate negli spogliatoi dello Scida sembrano una presa di posizione: chiede di essere trattato con i modi e dunque con le cifre richieste, oppure si trova una nuova soluzione. 

VERSO KIEV - Soluzioni differenti, sì. Che Pirlo ha già in testa, tornando al discorso campo e a quei 'musi lunghi che sanno spiegare'. Ne aveva uno simile e piuttosto eloquente proprio Dybala, al momento della partenza da Caselle. Nulla di che, per carità. Ma tanto basta a porsi determinate domande anche sul possibile utilizzo contro la Dynamo Kiev. In questa vigilia, più fuori che dentro all'undici titolare. Servirà tempo, chiaro. Per tornare in forma e per sbollire la rabbia. Servirà soprattutto diplomazia: Paulo è un fiume in piena e va arginato con fiducia e rassicurazioni. Almeno in questo, Sarri docet.