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Uno non gioca, l'altro sì ma stenta. Situazioni diverse, seppur con molte similitudini, per due giocatori che in comune hanno soprattutto una cosa: il talento smarrito, da ritrovare al più presto. La qualità, quella qualità che fa di loro die potenziali fenomeni, ma che resta sopita, persa nella discontinuità del giovane e nei problemi fisici o di salute dell'argentino, ormai maturo per essere leader tecnico e spirituale della Juve, ma che ancora fatica. Vorrebbe ma non è, in questo momento, e spera di essere dal derby contro il Torino in poi. Ritrovarsi, la sua parola chiave, il vero obiettivo. Ecco perché ha guardato i compagni battere la Dinamo Kiev dalla panchina. ​"Sta bene, lo preservavamo per la partita di Torino e non avevamo il rischio di metterlo stasera. Se c'era bisogno lo mettevamo, ma non c'è stato bisogno", rassicura Andrea Pirlo a fine gara. Ha trascorso 90' di tranquillità, sussultando alle occasioni, esultando ai gol e discutendo con i compagni della partita, in attesa di tornare ad essere protagonista. Perché guardare non è mai bello come giocare e, magari, segnare. Specialmente in un momento come questo, specialmente se ti chiami Paulo Dybala e hai fretta di tornare. Nemmeno per preservarsi in vista della grande occasione. 

L'ALTRO MANCINO - E se questo lato della medaglia non luccica, nemmeno l'altro splende. Anzi. Dopo un inizio strabiliante, Dejan Kulusevski sta accusando il colpo. Un giovane alla Juve ha bisogno dei tempi di ambientamento e lui questo percorso lo sta facendo. Due gol subito, poi una serie di prestazioni, partendo dalla panchina, non positive. Spento nell'umore, nelle giocate e anche molto sfortunato. Appare in uno di quei periodi storti, quelli in cui ovunque ti giri sbagli. E infatti la palla invece che controllarla se la fa sbattere sul tallone, regalando un'occasione nitida agli avversari. Smarrito sì, come nei 4 contropiedi condotti, o meglio tentati, in cui la scelta alla fine si è rivelata sempre quella sbagliata. Capita, anche questa è una fase dell'ambientamento, specialmente nei giovani. Da lui, così sicuro nelle parole e negli obiettivi, anche ambiziosi come il Pallone d'Oro, forse non se l'aspettavano in molti. Crescere è l'obbligo, farlo in fretta l'obiettivo.