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La Juve va. In base al “Boniperti pensiero”, secondo il quale l’unica cosa che conta è vincere, nulla è possibile eccepire su come la squadra di Allegri abbia gestito l’avvio di campionato. Nove punti in tre partite rappresentano matematicamente il massimo ottenibile. Tutto bene, dunque, ma non tutto in ordine. Almeno a mio avviso, anche se questa volta non voglio entrare nel merito di un Ronaldo che, a Parma specialmente, ha dato per la terza volta l’impressione di essere ancora un “corpo estraneo” al meccanismo del gioco bianconero.

Mi piace, invece, dire di Paulo Dybala. L’enfant prodige argentino che fin da subito e anche con ottimi motivi era stato accostato per fantasia e per talento al più grande campione che la Juventus abbia mai avuto. In arte Omar Sivori. Tutti concordi, osservatori e big del passato, nel pronosticare al giovane fuoriclasse sudamericano una carriera simile se non addirittura identica a quella del “cabezon”. Non a caso a Dybala venne assegnata la mitica maglia numero 10, la quale rappresenta il simbolo della “diversità” eccezionale.

Per anni, da ragazzino, sono andato allo Stadio Comunale certamente per tifare Juventus ma soprattutto per veder giocare Omar Sivori, il quale con le sue magie tecniche era in grado di rendere ciascuna partita un evento favolistico capace di andare oltre la sfida agonistica tra due squadre. Uno spettacolo dentro lo spettacolo. E quando Omar non c’era, perché squalificato a causa dei suoi comportamenti talvolta eccessivi in campo, il divertimento non era lo stesso. Una gioia dimezzata, anche se poi la Juventus vinceva egualmente. Mai una sola volta Sivori venne mandato in panchina. Accadde con Heriberto Herrera e durò poco perché Omar, pur con la morte nel cuore, decise di cambiare aria e di migrare a Napoli.

Ora, il talento Dybala, che tutti avevano voluto accostare a Sivori e la cui presenza ha sempre deliziato i palati esigenti dei tifosi bianconeri, ha giocato dieci minuti in due partite e ieri a Parma quando è entrato per sostituire Khedira aveva dipinta sul volto l’espressione di chi non solo è incazzato nero ma rischia anche la depressione. Allegri avrà anche le sue buone ragioni per escludere a priori il suo numero 10, ma si deve rendere conto che così facendo rischia seriamente di compromettere l’equilibrio psicofisico di un campione il quale potrebbe smarrire la propria autostima. Non solo: per avere Dybala in squadra esiste una fila importante di possibili pretendenti sicché lo stesso campione argentino potrebbe stufarsi e decidere di lasciare la Juve. Gli ottimisti e gli aziendalisti dicono che Dybala in panchina è un lusso. Io la penso diversamente e dico che è un irragionevole spreco.

Nella nostra gallery, i numeri di Dybala in bianconero!