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Se non ci fosse stato l’epico mancino di Paulo Dybala, il match con la Lazio si sarebbe con tutta probabilità chiuso ben prima dei minuti di recupero. Una punizione da urlo e un rigore trasformato con freddezza da robot: anche in una serata da cancellare, la Joya è risultata decisiva. Pura illusione, ma tant’è. Ma dopo il 3-2 subito dalla Juve, dopo i coriandoli biancocelesti scesi sul terreno dell’Olimpico, il dilemma che si apre riguarda anche e soprattutto l’argentino.

TROPPO ARRETRATO - Alla prima partita con il numero 10 sulle spalle, Dybala ha dimostrato di non subire particolare pressione. Match finito sul 2-0? Macché: all’85’ ecco arrivare la perla su calcio piazzato, stesso fondamentale fallito poco prima da un altro specialista come Pjanic. Ottimo segnale lanciato dall’uomo più atteso, quello chiamato a raccogliere l’eredità dei grandi Dieci della storia bianconera. Eppure, la partita di Dybala porta in dote anche un discreto problema tattico. Costretto spesso e volentieri ad arretrare il proprio raggio di azione per conquistare palloni giocabili, il talento di Laguna Larga ha anche anestetizzato il proprio apporto offensivo. Impossibile? Basti pensare che, oltre alle due occasioni trasformate in rete su calcio da fermo, la Joya ha tirato in porta solo un’altra volta e che, su 64 tocchi totali, ne ha effettuati ben 30 alle spalle della trequarti. Più centrocampista che attaccante, Dybala è così limitato ad un ruolo di “regista ovunque” che lo fa letteralmente sparire in zona gol.

JOYA, NON PUOI FARE TUTTO  - Occorre quindi andare oltre gli episodi, la pennellata che ha superato la barriera laziale e il penalty impeccabile nel momento più difficile: la partita di Dybala non può essere considerata un “bene”. Non certo per colpa sua, si intenda: dopo la brutta prestazione di Cardiff, il nuovo Diez ha rialzato la testa e provato di poter ricoprire il ruolo di leader tecnico e morale di questa squadra. Ma l’addio di Bonucci, unito alla scarsità di opzioni a centrocampo, non può e non deve caricarlo di troppi compiti. Dybala è un lusso, non una cura a tutti i mali: se la Juve non gira in mezzo, non è alla Joya che si deve chiedere la chiave adatta. Non sarebbe giusto e neppure proficuo. Anche perché, con una soluzione tanto superficiale, ai tecnici avversari basterà ingabbiarlo per far saltare tutta la manovra bianconera. Che paradosso per Dybala: per Allegri è sempre più fenomenale, ma l'allenatore deve cambiare al più presto il suo gioco.

@mcarapex