ISTINTO - Un lampo di memoria, quello contro la Dea. Novanta minuti in cui Higuain ha costruito e sbracciato, si è fatto vedere e ha giostrato la fase offensiva. Senza Ronaldo e con un Dybala inizialmente imprigionato dalla rabbia, Pipa s'è assunto un carico di responsabilità fortissimo. Ha gestito - bene - ciò che gli è arrivato, quindi ha suonato la carica sui primi scricchiolii nerazzurri, caduti sotto il colpo di fortuna aizzato dal destro del 21. Ha aperto e chiuso: provocando la rimonta con l'istinto più vecchio di tutti, quello di calciare in porta senza pensarci.
LA DIFFERENZA - Parlare di rinascita è obsoleto: l'anno tra Milan e Chelsea non fa più notizia, è stato qualcosa di passeggero e questo è già diventato fattuale. Si può discutere però di approcci, di mentalità. Di coppie d'attacco che non scoppiano mai, nemmeno se provate dalla presenza del giocatore più forte al mondo. Perché è come se con Ronaldo di mezzo, Higuain diventasse quasi un altro attaccante: a pensarla male, qualcuno direbbe che con CR7 arriva persino a snaturarsi, coi suoi 'abbassamenti', con il suo accentrarsi per lasciare spazio agli inserimenti di esterni e (talvolta) mezzali. Con Dybala, no: c'è un giocatore di talento al suo servizio, coadiuvato da un trequartista che fa dell'equilibrio la prima risorsa e del filtrante un generoso omaggio. Con Paulo pensa a far gol, con Cristiano pensa (anche) a creare l'occasione giusta. Differenza sostanziale, ma Sarri è stato chiaro: 'Higuain è qui per segnare'. E bentornato...