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Resta un fondo di tristezza. E resta una domanda su tutte: perché non celebrarlo? Perché non rendergli merito e dargli il ruolo che gli spetta nella storia della Juve? Non è un pensiero da dybalisti, è una certezza motivata dai numeri. PD10, l'eredità, il vice capitano, l'uomo immagine, il leader tecnico: dov'è finito tutto questo? Gli amori finiscono, anche quelli più forti. Ma il rancore è una medicina che attenua il dolore, non lo fa scomparire, anzi lascia cicatrici che si rimarginano con più tempo e più difficoltà. 

DALL'ANNUNCIO AI SALUTI - Ecco, lo si era capito sin dall'annuncio dello speaker: se per Chiellini l'ovazione era stata solenne, solo lo Stadium ha reso differente l'urlo per Dybala. E' stato un po' come se avesse preso posizione, il pubblico. Come se avesse superato l'obiettivo della società, per la quale Paulo è diventato palesemente uno come un altro, un addio scritto - troppo scritto - e discusso - troppo discusso. Una storia di cui non doversi curare. Un racconto che si può cancellare. E che errore, cancellare il passato. Perché andare a caccia di ricordi non sarà mai un affare, e Faletti aveva proprio ragione. Ma in campo, soprattutto in campo, sono l'unica traccia per avere un briciolo di certezza per il futuro. Dybala ha portato sorrisi, giocate, gol, più gol di tanti altri. Ha generato certamente incomprensioni: ma quale amore non he mai avuto uno?

IL GIUSTO MERITO - L'ultima incomprensione si è sciolta al minuto 77, l'esatto momento in cui Dybala si è svestito della maglia bianconera e l'ha regalata a Giorgio Chiellini, perché certi ricordi valgono tantissimo ma solo se condivisi. Paulo è uscito, abbracciato da tutti, avvicinato anche da Sarri con cui ha avuto una stagione da MVP, abbracciato forte da Allegri con il quale avrebbe dovuto prendere le redini della nuova Juve, ricostruita eppur vincente. Non è stato Max a tradirlo: certe strette tra uomini sanno raccontarlo, e Paulo l'ha capito. Nella walk of fame destinata ai più grandi, la curva gli ha cantato il solito coro, ma il solito coro che non sentirà più. Lì ha preso anche i soliti applausi, gli stessi che non sentirà più. E' un giorno triste e non fa nulla per dimostrare il contrario. C'è gratitudine, non i salti anti Inter. Chi vivrà, vedrà. Intanto, che giocatore abbiamo vissuto. I gesti, anche quelli mai fatti, non macchieranno mai il ricordo.