SULLE SPALLE - Non l'ha presa solo per la mano, questa squadra. L'ha agguantata e trascinata verso una safe zone che non era scontata (figuriamoci dopo l'inizio un po' così), quindi ha colpito nel momento in cui il Brescia si è ritrovato a fare i conti con la propria essenza: non aveva un riferimento in avanti, sugli esterni iniziavano a calare i colpi, quindi Ayé aveva fatto la roba più stupida di tutte. Cioè lasciare i compagni senza freccia con tutto quel campo su cui ruzzolare. Nell'attimo d'ansia, Paulo ha colpito. Docilmente. Con un mancino che ha baciato il palo e abbracciato il vantaggio. Scene da San Valentino posticipato, comunque bellissime. Scene da alfiere innamorato della sua Regina: perché quando dalla curva hanno iniziato a fischiare al minimo errore, è stato lui a fare ampi gesti. Lui, a difendere la Juve.
LIBERTA' - E poi il movimento, quindi la posizione, la possibilità di aumentare il gioco proprio perché non c'era un pezzetto di terreno da occupare con un bagaglio di compiti tattici. Così è più facile e così è un altro Paulo. Lo sa bene Sarri, quasi costretto a dare a Dybala ciò che Dybala più necessitava, corrisposto da giocate e sprazzi di talento purissimo. E da una perla, lì a far da manifesto totale di questo giocatore. Novanta sigilli, con questa maglia. Novanta segnali, difatti. Nel giorno in cui gli si chiedeva l'ennesimo salto di qualità, una prima risposta è arrivata: no, la Juve non è tutta qui (né Ronaldo-dipendente).