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Buone notizie: la Juve che fa densità, sa anche sfruttare tutta l'ampiezza del mondo. Alla faccia dell'integralismo sarrista, contro l'Udinese il vestito della Signora aveva due lunghe pieghe sugli esterni: a sinistra sfondava Douglas Costa, dalla parte opposta raccoglieva Dybala e puntava la porta. Nel mezzo, Gonzalo Higuain ricuciva e creava spazi, quindi s'infilava. Uniti in un solo attacco frontale, sono state le spine più dolorose ai fianchi di un'Udinese in perenne apnea. Ovviamente e inevitabilmente tramortita sotto i quattro colpi dei tre moschettieri. Cioè: degli 'altri' moschettieri.

L'ALTRO TRIDENTE - Undici e dieci fa ventuno, del resto. I numeri (di maglia) si trovano alla perfezione, esattamente come i sudamericani in quel rettangolo d'attacco che si fa palcoscenico, luci, applauso del pubblico. Quello della Juve è uno spettacolo bello ed esaltante. A tratti avvolgente, ma soprattutto continuo. Douglas, Higuain e Dybala chiudono il capitolo degli exploit periodici e dirigono il (bel) gioco dalla trequarti in su: il primo scambio tutto argentino - sei tocchi e il destro secco del Pipita - è cartolina universale di tutto quello che è e potenzialmente può essere questa Juventus. Grandi singoli, sì: e con la palla a terra in modo continuo, proprio non li prendi. 

CHE DOUGLAS - Pure il Dou-Gas ora è al massimo. Vuole, ha bisogno, sente di poter spingere. Il brasiliano già rappresenta la spinta ulteriore a cui Sarri pensa da un po': non per rafforzare il suo attacco, ma per differenziarlo. Per dare una chiave di sblocco diverso quando ci sarà traffico nel mezzo e ci sarà bisogno di liberare un po' di forze sull'esterno. E qui è stato Dybala a scoperchiare le carte, a decretare l'ultimo sì alla possibilità 4-3-3, a fare il grande annuncio agli addetti ai lavori: Paulo, l'esterno di fascia, lo può fare e lo sa fare. Parte largo e s'accentra, tutto con le sue caratteristiche e il suo modo di essere. E con la classe, infinita e paziente, naturale e disarmante. L'anima del tridente è sempre di sua proprietà, l'interruttore della fase offensiva costantemente tra le sue mani. Più del sette, del ventuno e dell'undici: l'universale dieci, che dove sta... vince.