commenta
Ci sono alcune coordinate da tenere a mente, quando ci troviamo di fronte ad un evento straordinario. Perché dai, ognuno può riconoscere la bellezza a proprio piacimento, ma quando quella stessa bellezza viene condivisa da tutti, ecco che allora non siamo davanti a qualcosa di semplicemente bello, ma di straordinario. Ed è per questo che, per misurare quanto straordinario sia stato qualcosa che abbiamo vissuto, non basta la nostra opinione, ma quella di tutti. Ci sono tanti testimoni a cui chiedere cosa stessero facendo verso le 22 del 3 aprile 2018: ce ne sono tanti e tutti sarebbero concordi nel ritenere di aver vissuto un evento straordinario. 

Era una notte di Champions, una notte ricolma di speranze per la Juventus. All'Allianz, c'è il Real Madrid, una corazzata bicampione d'Europa, che aspira a sollevare la terza consecutiva. La Juventus, dal canto suo, ha la voglia di rivincita che contraddistingue ogni partita europea, ma anche la consapevolezza che il passaggio del turno, che l'approdo alle semifinali, passi proprio dalla gara dello Stadium. Non è però la partita in sé ad entrare nella storia, quanto un momento. Un momento che tutti conosciamo bene, perché ha segnato inevitabilmente una pagina importante della narrazione sportiva dell'ultimo decennio. Da poco superato il 60', la Juventus perde palla sulla trequarti offensiva, mentre il Madrid apre per il contropiede. Gli spagnoli sono sopra uno a zero, a segno l'uomo del destino, Cristiano Ronaldo. 

Il destino però, sa sorprendere anche se stesso. Il contropiede del Real è di quelli pericolosi, la Juve è sbilanciata e Chiellini commette un errore che, però, Buffon sembra sapergli perdonare. La palla arriva a Ronaldo, il portiere bianconero gli chiude lo specchio, allora il portoghese scarica per il rimorchio di Vazquez che calcia di prima, con il mancino. Buffon si distende, para e respinge verso il lato opposto dell'area, il destro. Asamoah battaglia con Carvajal, sembra essere anche in vantaggio, ma il madrileno recupera il pallone, rendendolo nuovamente giocabile. In quel momento, però, si ferma il tempo. 

Si ferma, perché l'azione sembrava finita. Perché dopo un acuto, la melodia si stava lentamente spegnendo. E invece, come un grande direttore d'orchestra, ci pensa Ronaldo a ridare ritmo, con una giocata entrata nell'epica del calcio. Salta con eleganza felina, ruota su se stesso rendendo un movimento complicato, la più bella armonia che la fisica applicata al calcio possa riservare. Una rovesciata, anzi, "la" rovesciata. Un sognatore, probabilmente, crederebbe che in quel momento, quando tutto si è fermato, Ronaldo abbia visto il suo futuro. Non quello prossimo, l'imput dal suo cervello è già partito. Ronaldo sa già cosa sta per fare, ma per un secondo sa anche cosa farà. E infatti, Cristiano ha visto oltre. In un istante, come nella sigla di Big Bang Theory (ma al contrario), il campione portoghese ha sentito gli applausi dello Stadium, proiettandosi in un futuro che, da quel momento, è diventato sempre più bianconero.

Forse per questo, la più sonora delle recenti sconfitte della Juventus è anche un momento da ricordare. Perché quando pochi mesi dopo, Fabio Paratici ha fatto la magata, portando Ronaldo alla Juventus, in tanti avevano ancora fresco quel ricordo. Ed in tanti, proprio per la bellezza di quel gesto, lo avevano già perdonato ad aprile.