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Domani è il giorno del giudizio in casa Inter. Antonio Conte incontrerà (scontrerò) il presidente Steven Zhang per parlare del futuro. Tanti, tantissimi i nodi al pettine (mercato, figure dirigenziali, copertura mediatica) e senza una reciproca mano tesa per posare l’ascia di guerra il divorzio sarà inevitabile. Nel caso in cui le strade si separeranno, l’Inter punterà su Massimiliano Allegri, accostato anche alla panchina del Paris Saint-Germain, ma che avrebbe già dato preferenza ai nerazzurri. Una storia già successa, un deja-vù in piena regola se così fosse. Era l’estate 2014, il tecnico salentino ruppe con la Juventus e al suo posto fu chiamato quello livornese.

SULLE ORME DELLA JUVENTUS, ‘RUANDOLE’ LE SCARPE - Da quel momento, cinque anni di egemonia: 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe e 2 finali di Champions League, una proprio nell’anno in cui succedette a Conte. Una successione che il club nerazzurro vorrebbe replicare. Replicare, già, perché l’Inter sta copiano paro paro il modello di successo costruito nell’ultimo decennio dalla Juventus. Prima l’arrivo di Beppe Marotta, il cui apice alla Juve fu la firma sull’acquisto di Cristiano Ronaldo, poi la ricongiunzione con Conte ed infine l’erede Allegri. Cercare di imitare, replicare, comprendere gli elementi chiave di un modello di business vincente e applicarli nel proprio recinto, è una strategia comprensibile che spesso porta al successo. Ma l’Inter non sta solo ricalcando le orme della Juve, le sta ‘rubando’ le scarpe, ovvero gli attori che mano a mano hanno scritto la gloriosa storia recente del club. Prima Marotta, poi Conte, forse Allegri. Meno male che Agnelli non è in vendita.