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Può capitare a qualsiasi squadra di perdere 2 a 0 contro qualsiasi squadra. Può capitare in superiorità numerica, può capitare che l’arbitro non sia in serata ( o giornata), può capitare che il fato si accanisca… Può capitare, ma il modo con cui la Juventus ha perso, ieri sera, contro l’Atletico Madrid capita raramente. Addirittura il 3 a 0 patito in casa, l’anno scorso, con il Real, fu meno emblematico. In una parola: meno devastante. Ieri la Juve ha perso dal punto di vista atletico e tattico e, va di conseguenza, mentale. Alla fine è stata fortunata ad aver trovato un ottimo arbitro: il risultato a sfavore poteva essere più rotondo. Detto che Allegri ha sbagliato formazione e disposizione, detto che non ha capito come non ci sia battaglia con un centrocampo a 3 contro un centrocampo a 8 (l’Atletico compattava in 10 metri difensori e centrocampisti), detto che Dybala, nel nuovo ruolo cui è costretto, è semplicemente rovinato se si gioca non contro il Chievo o il Frosinone (a entrambe il massimo rispetto) ma su un proscenio internazionale, detto che la partita è stata una tragedia, bisogna rilevare che, dopo, è andata in onda una commedia.

Ci riferiamo alle dichiarazioni del tecnico labronico, non tanto a quelle di Chiellini o Bernardeschi ( l’unico in grado, per quel poco, di puntare e disorientare gli avversari) improntate a un sano principio di riscatto. La sintesi di Allegri è stata questa: un buon primo tempo (sic!), un cattivo secondo tempo perché la squadra si sarebbe sintonizzata (letteralmente. “si è adeguata”) al gioco degli avversari! Probabilmente, ha visto un’altra partita: altro che sintonia con Koke, Godin Saul, Griezman, Diego Costa e compagni! Quelli andavano a cento all’ ora, raddoppiavano, triplicavano, levavano la palla o inducevano al passaggio sbagliato e ripartivano in velocità. La Juve giocava al trotto, illudendosi di addormentare chi sa chi, buttava il pallone in fallo laterale perché non sapeva cosa farne.

Il primo tempo è state devastante sul piano del ritmo e del gioco, esattamente come il secondo. Solo un particolare diverso, che per Allegri è invece il tutto: il pareggio rimediato fortunosamente dopo i primi 45 minuti. Sempre in inferiorità numerica nelle zone nevralgiche, due tiri centrali in 95 minuti, la Juve non ha nemmeno avuto il modo di pensare, costantemente trafitta nei contrasti e nelle ripartenze: raddoppi in pressing a centrocampo e passaggi di prima dei madrileni contro appoggi orizzontali dei torinesi. Già: non è il fatto che come dice Allegri “quelli dell’ Atletico non fanno giocare”; il fatto è che immediatamente dopo giocano. E la Juve no. La Juve non ha potuto adeguarsi a niente. Come ha detto Capello sembrava che non volesse giocare e volesse far passare il tempo. In verità, non poteva giocare.

Il risultato negativo? Può succedere, ma, come si accennava, il modo con cui ci si è arrivati - direbbe il Poeta - “ancor offende”. Dopo la tragica esibizione, offenderebbe, se non facesse amaramente sorridere, anche la commedia degli equivoci del post partita (a Bergamo, dopo, la sonora sconfitta Allegri fu assai più perspicace): non aver nemmeno saputo leggere, in sintesi, le cause del tracollo non è un buon viatico per l’Allianz e non è detto che un Don Abbondio senza più nulla da perdere, sappia sempre diventare lucidamente coraggioso.