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C’è un termine che più di tutti, prima della finale di Cardiff, ha dominato nelle dichiarazioni di Max Allegri: “consapevolezza”. La consapevolezza, richiesta dal tecnico alla Juventus, di potersela giocare alla pari con il Real Madrid e di poter finalmente alzare una Champions League attesa da 21 anni. La medesima consapevolezza che, dopo un primo tempo ad alti livelli, i bianconeri sembrano aver smarrito sul terreno di gioco del Millennium Stadium. Ma a prescindere dall’esito della finale, su cui hanno influito inevitabilmente questioni tecniche, tattiche e fisiche, a far storcere il naso ai tifosi sono stati i commenti del nocciolo duro dello spogliatoio bianconero. Parole che sembrano tradire, tutto ad un tratto, l’atteggiamento mentale richiesto da Allegri alla vigilia di Juve-Real.

BUFFON - Primo fra tutti Gigi Buffon, il capitano, forse colui al quale la sconfitta di Cardiff ha lasciato i maggiori strascichi. Comprensibile, quando le occasioni per conquistare la Champions si riducono improvvisamente a una. Un altro anno da giocatore, un’altra chance: poi sarà addio, a testa alta e senza rimorsi, con la consapevolezza che “l’Italia e la Juventus valgono più dei singoli”. Poi, però, quando si va a toccare nuovamente l’argomento “finale”, le dichiarazioni di Buffon si fanno d'un tratto più remissive: “C’era troppo ottimismo, contro una squadra in cui il giocatore più stupido ha molte più vittorie e presenze in gare importanti di me”. Parole che già evidenziano una prima contraddizione: com’è possibile che in una partita attesa, desiderata e soprattutto preparata da un’intera stagione, l’ottimismo abbia avuto la meglio sulla realtà del campo? E poi dov’è finita improvvisamente la consapevolezza di poter mettere fine al digiuno, la volontà di lasciarsi alle spalle tutto ciò che era accaduto prima di quel match? Tutto scomparso, sacrificato sull’altare di un’umiltà su cui - ci verrebbe da dire - a questo punto aveva ragione Cristiano Ronaldo: “Troppa fa male”.

CHIELLINI - Dopo Buffon è stato il turno di Giorgio Chiellini, che se possibile ha compiuto un passo ulteriore verso l’annullamento dell’ambizione: “Cardiff? Siamo abituati, con il tempo passa tutto”. Di nuovo, tutto il contrario di quanto prospettato alla vigilia della sfida al Real Madrid. “Non dobbiamo pensare a quanto successo venti o cinquant’anni fa, dobbiamo soltanto pensare a portare a casa la Coppa”, disse Allegri con decisione. Niente da fare, al passato ci si pensa eccome: e, quel che è peggio, lo si accetta. Sia chiaro, sarebbe da folli mettere in croce la vecchia guardia bianconera dopo una stagione da record, che ha impresso il nome della Juve a lettere indelebili nella storia del calcio italiano. Sotto i riflettori qui, non ci sono le prestazioni e neppure l’impegno - altissimo - mostrato in campo nell’annata appena terminata. Semplicemente, certe uscite non possono non riaprire una ferita suturata a malapena nella mente dei tifosi. Portandoli a pensare, a torto, che magari è davvero meglio desistere ed abituarsi alle finali perse.


@mcarapex