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Diario del tifoso è la nuova rubrica de IlBianconero.com: un racconto delle partite della Juventus da un punto di vista speciale, per coglierne le sfumature più nascoste. Dallo stadio, dal divano, o chissà dove: perché quella per il bianconero è una passione che si insinua e non ti abbandona, ovunque tu sia.

Caro diario, ormai abbiamo imparato la lezione: non ci siamo illusi dopo i pochi buoni sprazzi fatti vedere dalla Juventus in questa stagione, figuriamoci se lo faremo dopo una vittoria contro la Salernitana: posto che nel calcio non bisogna mai dare nulla per scontato (Empoli e Sassuolo insegnano), ottenere i tre punti ieri era davvero il minimo che ci potessimo aspettare. Ed è arrivato. Non voglio perdermi in previsioni, tabelle, obiettivi: da qui a Natale per conservare un senso a questa stagione, servirà vincerle tutte. Ma non è questo il momento di parlarne. 

Tra i pochi sussulti e il lampo di Dybala, di cui non ho mai dubitato, preferisco soffermarmi su tre momenti che spiegano cosa è la Juventus più di tante cose. Il primo è un omaggio: ad Andrea Fortunato, ragazzo sfortunato che 26 anni dopo ha unito due tifoserie nel ricordo e nel rimpianto di quello che sarebbe potuto essere. Il secondo è... una prima volta. Breve, d'accordo. Brevissima. Fulminea. Ma andatelo a dire voi, a Soulé, che sarebbe stato meglio entrare un'altra volta, piuttosto che per tre secondi. I minuti, quelli veri, arriveranno. Più che un auspicio è una certezza. 

E il terzo? Non è un momento, sono anni di Juventus condensati nelle parole: di Allegri, Chiellini, Bernardeschi. Caro diario, chi legge queste pagine si emancipi per un attimo dal campo, dalle tattiche, dalle colpe e dalle posizioni, si concentri solo su queste parole: "La Juve ci ha dato tanto in questi anni, ora è il momento di restituire". Vale un po' anche per noi tifosi, no? E allora aspettiamo e intanto sosteniamo. Anche criticando, ma restando dalla stessa parte: ora come non mai.