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Diario del tifoso è la nuova rubrica de IlBianconero.com: un racconto delle partite della Juventus da un punto di vista speciale, per coglierne le sfumature più nascoste. Dallo stadio, dal divano, o chissà dove: perché quella per il bianconero è una passione che si insinua e non ti abbandona, ovunque tu sia.

Caro diario, intanto ti chiedo scusa perché ho mancato un appuntamento, quello dopo la vittoria contro la Lazio dello scorso sabato. Ma forse è stato meglio così, sai perché? Perché ogni cosa buona che avrei scritto sulla Juventus - e ce n'erano: dalla compattezza, all'ottimo ingresso di Kulusevski, fino al barlume di un'identità finalmente tangibile - oggi avrei dovuto smentirla. Cancellarla. Siamo punto e a capo? No, semplicemente, dopo quanto visto ieri a Londra, l'unica cosa che ho da dirti è che "siamo questi". E più che qualche buona prestazione isolata e favorita dalle circostanze - leggi: modo di giocare dell'avversario a noi congeniale, eventuali assenze, caso - non riusciremo a ottenere.

Devi perdonare il mio pessimismo comodo: nemmeno dopo quasi 24 ore dal fischio finale di Chelsea-Juventus l'amarezza si è dissolta. E' rimasta, insieme al ricordo dell'apatia che questa squadra trasmette, quasi mai in grado di accendersi e di accendere. Caro diario, ho letto tante analisi, critiche: sui giornali, sui social, da parte di giornalisti e tifosi, di opinionisti. E sono d'accordo con chi ritiene che le responsabilità di ciò che vediamo da tre mesi - o meglio, da ormai quasi tre anni - siano da dividere equamente tra società, allenatori e tifosi. Responsabilità che, al netto dello slogan Live Ahead di cui si fregia il club a livello comunicativo, ci hanno visto invece regredire. 

Non mi illudo, caro diario: il mercato di gennaio potrà mettere qualche toppa, ma non cambierà di molto le cose: qualsiasi risultato che superi il quarto posto e gli ottavi di finale di Champions League lo riterrò un mezzo miracolo. Ma non è questo, non è la mancanza di risultati a farmi scrivere queste pagine amare: è la mancanza di una visione, di una costruzione, di una prospettiva. Che vinca, perda o pareggi, sai dirmi almeno tu dove sta andando questa Juventus? Perché io non riesco a vederlo, non riesco più a specchiarmi in lei come ho sempre fatto, non riesco più a emozionarmi con lei. E questo, caro diario, fa tanto male.