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Diario del tifoso è la nuova rubrica de IlBianconero.com: un racconto delle partite della Juventus da un punto di vista speciale, per coglierne le sfumature più nascoste. Dallo stadio, dal divano, o chissà dove: perché quella per il bianconero è una passione che si insinua e non ti abbandona, ovunque tu sia.

Diario del tifoso è la nuova rubrica de IlBianconero.com: un racconto delle partite della Juventus da un punto di vista speciale, per coglierne le sfumature più nascoste. Dallo stadio, dal divano, o chissà dove: perché quella per il bianconero è una passione che si insinua e non ti abbandona, ovunque tu sia.

Caro diario, questa volta non so davvero da dove cominciare. Quando ho iniziato questa rubrica pensavo che il peggio fosse passato, che piano piano ci saremmo rimessi in riga. E che la Juventus, pur ancora convalescente, stesse per uscire da quel coma farmacologico al quale era stata indotta. E invece, sconfitta, di nuovo. Ma quel che è peggio non è la sconfitta in sé, il ridimensionamento degli obiettivi o l’amara consapevolezza che ce ne vorrà, di tempo, per tornare in salute. No, è vedere ogni volta lo stesso copione. Un film si guarda più volte se è bello, non se è tremendamente brutto. La Juventus sta implodendo su sé stessa: a proposito di film, mentre ieri guardavo la partita me n’è venuto in mente uno che ho già citato in passato: si intitola The Royal Tenenbaums ed è diretto da Wes Anderson. Uno dei protagonisti è un brillante tennista che però, a un certo punto della sua carriera, crolla. Nel bel mezzo di una partita. Non un malore fisico, piuttosto un crollo mentale, un “meltdown” causato da circostanze e motivi che non sto qui a elencarvi, che lo porterà a lasciare il tennis. 

Ecco, stiamo forse assistendo al meltdown della Juventus? La notte è più buia subito prima dell’alba: anche questa è una citazione cinematografica, da Il Cavaliere Oscuro, e cela lo scenario ottimistico che prima o poi questo momento finirà, che dopo il crollo ci sarà la risalita. Allo stato delle cose, credo che questo avverrà più “poi”, che “prima”. E nel frattempo? Sui social regna l’isterismo, lo Stadium è sempre più desolante e come già scritto nello scorso diario, la Juve sembra navigare a vista. Domani sarà il nostro - sì, il nostro - 124° compleanno. Un giorno in cui storia e identità ci accompagnano verso un’idea di futuro. A giudicare da quello che si vede in campo, la Juventus sembra avere smarrito tutte queste componenti. E ha un disperato bisogno di aggrapparsi a qualcosa e a qualcuno per ripartire. 

Sì, ma cosa? Chi? Scelte forti, intanto. Per sconvolgere il deprimente copione al quale stiamo assistendo, è necessario che in campo vada solo chi vuole correre, non camminare. Serve prendere coscienza che “siamo questi”, senza però che diventi un alibi per prestazioni inquietanti come la maggior parte di quelle viste in questa stagione. Tra i tanti, tantissimi errori di Allegri, di una cosa gli va dato atto: non era soddisfatto nemmeno quando si vinceva 1-0. Anche in lui si faceva largo il seme della casualità di quei risultati. Ora, però, è necessaria una sua contromossa, una di quelle che sparigli le carte. Non basta togliersi la giacca, dichiarare l’ovvio in conferenza stampa: sono i quattro anni di contratto e la cifra che guadagna a imporlo. La Juventus gioca il peggior calcio della Serie A, non è ammissibile: idee e identità non devono più latitare. E poi ci sono loro, ci siamo noi: i tifosi. La Juventus deve chiamarli a raccolta, lo Stadium deve tornare a ruggire. Avverto lo scollamento tra tifoseria e società, ripenso con malinconia ai primi anni nella nostra nuova casa. Deve scattare nuovamente la scintilla. Le lacrime di Paulo Dybala dopo Verona-Juventus, oltre ad essere l’immagine emblematica di questi mesi, devono riaccendere una storia lunga 124 anni.