commenta
L'immagine della Juve è l'immagine di Di Maria. Sfiancato da Izzo, reagisce al momento peggiore con la decisione peggiore: gomitata nel costato del difensore. Eccolo qui, l'attimo in cui la squadra di Allegri si sfalda in mille pezzi e ancor di più. Il giocatore più talentuoso e più rappresentativo si lascia andare a una ragazzata, mentre tutto intorno iniziava a contornarsi di dramma. Oltre metà partita da giocare in 10, contro un Monza già modificato dalla cura Palladino. Che robe. Che incubo. 

CONFERMATI I DUBBI - Sarà che a pensar male si fa peccato ma di tanto in tanto ci s'azzecca pure, sarà che Di Maria è stato sontuoso col Sassuolo e poi praticamente sempre assente, ma l'acquisto del Fideo, un mese dopo il giubilo del debutto, è tra le notizie peggiori di quest'annata sciagurata. Badate bene: non era affatto semplice. C'erano due o tre ingredienti sparsi lì, ma mixati così bene è un'impresa incredibile della sfortuna, è una combinazione di fattori che scatenano la tempesta perfetta. Si era parlato dei problemi fisici? Ecco alimentato il complotto. Si era parlato di un anno di allenamenti verso il Mondiale? Finora, due gare da titolare, nessuna da 90 minuti, due infortuni muscolari in momenti già cruciali della stagione. E la certezza, comunque, che il suo pensiero dopo quel rosso sia andato già verso le prossime partite con l'Argentina. 

FEELING CON ALLEGRI - Un mezzo disastro. Anzi, no: un disastro proprio intero. Perché se non bastasse tutto questo, c'è pure tutto il resto. E tutto il resto è la demolizione dei sorrisi al suo arrivo, il pensiero sfiorato sulla permanenza (e alimentato da Paredes), una rimozione sistematica di certezze, di cui è autore anche lo stesso Allegri. Si parla da giorni di un feeling mai sbocciato con la guida tecnica, situazione sottolineata anche dal suo gesto a Milik, il "porqué" del cambio con il Benfica. Bene: stavolta Allegri può girargli la domanda. Porqué quel gesto? E porqué fa così fatica?