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Per le formazioni ufficiali è ancora troppo presto, ma da quel che sembra profilarsi all'orizzonte, Matthijs de Ligt non comincerà da titolare la prima partita ufficiale della Juventus. Gli scettici, effettivamente, ci avevano visto bene, cominciando a criticare il centrale olandese fin dalle prime uscite stagionali. Sarri, anche se debilitato dalla polmonite, sembra avergli dato ragione. Eppure, prima che si gridi al fallimento anticipato - una moda fin troppo moda da quando il calciomercato si commenta sui social - bisogna analizzare ogni aspetto di quella che, al momento, sembra una scelta annunciata. 

DELUSIONE? - Certo, se spendo trecento euro per una cena, magari da Massimo Bottura, non mi aspetto di mangiare bene. Mi aspetto di mangiare come mai ho mangiato nella vita. Le aspettative attorno a De Ligt, come probabilmente quelle sulle 5 stagionature del Parmigiano Reggiano del cuoco modenese, sono state ingigantite dal contesto. Il difensore visto fino a sei mesi fa, non sembrava il tipo di giocatore che avrebbe necessitato di tempo per ambientarsi: eppure, ci si scorda troppo spesso dei suoi vent'anni appena compiuti e, soprattutto, di quanto questo influisca nell'inserimento in un contesto tecnico-tattico così collaudato. Certo, la valutazione del suo cartellino - e stipendio - pesa, ma le prospettive sul valore di De Ligt, se rispetta le attese, sono ben diverse. Parliamo infatti di un giocatore al primo trasferimento in carriera, per cui 75 milioni di oggi, potrebbero corrispondere a 150 di domani: il prezzo che la Juve ha pagato è alto, altissimo, ma resta comunque in evoluzione. Di prospettiva, insomma. 

ALLARMISMI - Così, sembra già più chiaro quanto sia eccessivo cedere agli allarmismi. L'arrivo da star a Torino non deve creare fraintendimenti sul tipo di calciatore che la Juventus ha acquistato. Così come non deve far cedere allo scetticismo la sua partenza in panchina. La scelta, piuttosto che tecnica, potrebbe essere semplicemente di tutela. Sarri vuole appunto evitare che, viste le aspettative, De Ligt si bruci al primo appuntamento: magari, sbrodolandosi sulla camicia bianca appena stirata. Un errore, in questo momento tanto flessibile, quanto già cruciale della stagione, potrebbe costare al giocatore più caro che non una sconfitta vista dalla panchina. Insomma, perdere a Parma verrebbe perdonato alla squadra, ma una sbavatura di De Ligt non verrebbe condonata dalla critica. Quindi, nessuna bocciatura, ma tante precauzioni. Credere che sia tutto facile, avendo dimostrato un talento sopra le righe, sminuisce il valore stesso di quel talento: vorrebbe dire che De Ligt non appartiene a questo mondo, che non ha bisogno del tempo perché lui, nella sua natura di semidio, non ne ha bisogno. Ecco, no. Anche il talento va coltivato e, per emergere, ha bisogno anche di qualche passaggio intermedio. Di qualche schiaffo, morale s'intenda.