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Le parole di Del Piero a Sky Sport:

NELLA VOCE DI VIALLI - “In questi momenti non mi trovo molto a mio agio a parlare, soprattutto nella situazione di Luca. Indubbiamente insieme a Roberto Baggio, i due esempi più importanti da 18enne in arrivo alla Juve. Una Juve con tanti campioni, ma loro due, arrivando dalla Uefa dell’anno prima, quello che rappresentavano per la Nazionale, per gli attaccanti, ecco sono stati enormi per me. Luca nello specifico è poi diventato il mio capitano, mi piace ricordarlo così, così lo chiamavo sempre anche ultimamente. Lo è stato sul campo e fuori, la prima volta che mi ha aiutato a mangiare con tutti nella prima squadra. Una voce decisiva e rassicurante, ispirava fiducia e carisma, determinazione, voglia di mettere il petto in fuori e affrontare ogni sfida, anche se sembrava inarrivabile o insuperabile. Questa una delle cose che più mi hanno colpito per uno che lo ha visto fino ad un mese prima segnare e vincere, giocare con la mia squadra del cuore. A 18 anni mi sono trovato lì ad allenarsi insieme, mi è sembrato asurdo, lui insieme ad altri compagni sono stati esempi incredibili”.
 
VIALLI TRA BIAGGIO E DEL PIERO – “Non sono mai stato un rivale per Roberto ero troppo giovane. Poi lo sono diventato per forza di cose perché lui è andato via. Sono stato l’erede ma non sono mai stato rivale. Luca questo lo percepiva, era un ragazzo molto sensibile agli umori, agli sguardi. Come tramandava la sicurezza nei propri mezzi, trasmetteva anche le sue paure all’interno dello spogliatoio. Una delle cose più belle, l’ha fatto in tutta la sua carriera, era aggregare le persone, renderle unite davanti le proprie paure, emozioni, gioie e sconfitte. Da parte sua sono sempre stato trattato come gli altri anche se ero il giovane”.

LA PARTITA SIMBOLO – “La rimonta contro la Fiorentina, simbolo di quella Juve. Loro sono primi, siamo 2-0 sotto dopo aver dominato, mancano 10 minuti dalla fine, loro sono incredibili, una squadra fortissima. Ma ci ha dato la consapevolezza di poterle vincere tutte, rimontare è qualcosa che capita raramente, se lo fai è perché ci credi. Ho segnato lì il mio gol più bello, ma che ne sono due di Gianluca e due immagini che ho impresse. Dopo il 2-2 cerchiamo di buttarlo giù Gianluca per esultare e lui con 3 di noi che ci portava a metà campo per dirci andiamo a vincere. E poi lo ritrovo a scivolare con me dopo il mio gol, un momento che ci ha lasciato qualcosa di molto forte e di schiacciare sempre l’acceleratore e questa era la sua mentalità. La rimonta è partita da lui, dalla sua voglia, dai suoi gol, dal suo carisma. Significa tanto per un giovane come me di 19 anni”.

LA CHAMPIONS DEL 96 - "Mentalità costruita nel corso dell'anno precedente quando il mister decise anche con Luca e gli altri di dire giochiamocela tutta e andiamo in attacco. Richiedeva tantissimo sacrificio da parte soprattutto di noi 3 attaccanti e su questo Luca é sempre stato il primo, non si è mai tirato indietro. Quando hai il leader che é il primo a farsi il culo, a picchiare e a prendere le botte è più facile andargli dietro. Il rigore non tirato? Gianluca è sempre stato onesto, sapeva i suoi limiti il rigore non é mai stato una sua forza, forse neanche gli piaceva. Se c'era la possibilità di batterlo non lo faceva. Quella finale come spesso lui ha ricordato, lui ha pensato tanto, soprattutto nei rigori e prima, a quella che aveva giocato con la Samp e gli era sfuggita".

IL VIDEO PRE REAL MADRID - "MI piace ricordare la sua voglia di sdrammatizzare, di essere felice, di sorridere anche nei momenti drammatici. Quella coppa é stata un cammino straordinario e unico. A fine partita dopo la Steaua dice: ormai se Ale prende palla lì  non c'é più bisogno di attaccare il primo palo eh. Poi in disparte mi ha detto: hai fatto un gran gol. Era unico anche in queste cose, strapparti un sorriso nei momenti più di tensione, é una cosa fondamentale".

CON MASSIMO MAURO - "Massimo Mauro insieme a Luca hanno fatto cose straordinarie. Uno degli esempi di un ragazzo che tramite la sua continua voglia di informarsi e studiare, insieme a umiltà e brillantezza e carisma é stato capace di fare qualsiasi cosa. Calciatore, allenatore, dirigente e l'ha fatto alla grande. Questo ti dà la misura della persona. Quello che hanno fatto loro é nato dall'amicizia. Sempre per restare all'amicizia c'é quell'abbraccio tra Vialli e Mancini, ha dato un senso ancora più grande a quello che accade nei campi, si intersecano le strade più incredibili. Vialli ha sempre preferito i fatti alle parole e anche questo lo rende unico".