Gioco di parole utile a capire il momento che vivono entrambi e soprattutto la traiettoria di Roma e Juventus. La prima ha avuto il coraggio di cambiare prima che fosse troppo tardi. La seconda non ha mai sentito la necessità, nonostante un crollo piuttosto netto.
Allegri-De Rossi: le generazioni a confronto
Allegri, in conferenza, si è detto ancora giovane e quindi slegato da un calcio ancorato al passato. Ma è evidente che la sua scuola sia ben diversa da chi emerge, da quelli che "vengono da sotto" e sembrano pronti a prendersi una big. L'ha fatto Simone Inzaghi, all'Inter a soli 45 anni. Lo potrebbe fare Thiago Motta, che invece è a quota 41.
L'esperienza, insomma, sembra non faccia più breccia nei cuori dei direttori sportivi. A determinare il successo di un allenatore, oltre agli obiettivi, è anche il modo in cui li raggiungi. E De Rossi, a prescindere, un obiettivo l'ha già raggiunto: ha cambiato la Roma. E' più vicino alla Champions. Sognava una finale di Europa League., il vero muro - o Mouro - da abbattere.
I numeri di De Rossi
Sarà stato l'entusiasmo, sarà stato il romanismo, e saranno state pure idee molto diverse dal suo predecessore, però DDR è a quota 9 vittorie in 14 partite sulla panchina giallorossa. 3 sono stati i pareggi. 2 sono state invece le sconfitte. La media punti è di 2,14. Per capirci: mantenendola per tutto l'anno, sarebbe una Roma da 81 punti. Una cifra che solo l'Inter ha già superato, che il Milan - secondo - difficilmente raggiungerà. Dovrebbe vincerle tutte.
Dunque, tutto questo per dire cosa? Che a volte non serve sognare Guardiola. Serve solo un'idea diversa. E un po' di coraggio.
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