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Viviamo, per fortuna nostra, in una Repubblica democratica (anche se, talvolta, qualcuno se lo scorda e, probabilmente, preferirebbe tappare la bocca a tutti quelli che non la pensano come lui) e ogni persona ha diritto di parola. Purché non offenda o calunni il prossimo. Perché dalla Costituzione viene consentito e difeso il diritto d'espressione, ma non quello di diffamare e vilipendere terzi, per quanto ti possano stare antipatici. Questo nella vita normale. Nel calcio sembra invece di vivere in un mondo parallelo, dove non esistono regole comportamentali ma ognuno può dire ciò che vuole e offendere gli altri quanto gli pare, anche con termini pesanti, raccogliendo pure il plauso di chi la pensa come lui e, a sua volta, si sente legittimato a rincarare la dose. Tutto questo discorso per arrivare a dire cosa? Semplicemente che esiste un limite, e in questi giorni è stato più volte superato. E quando si esagera, è giusto prendere provvedimenti. Stiamo parlando di calcio, e l'argomento non può che essere l'ultimo Inter-Juve, tema che tiene banco da una settimana e in tanti hanno voluto farci dei commenti.

 

Troppi, e parecchi sopra le righe, per non dire infamanti. Che diventano ancora più gravi se pronunciati, per esempio, da una figura istituzionale, come il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Comprensibile, per un tifoso partenopeo come lui, la delusione per la vittoria della Juventus, un po' meno il livore e le pesanti accuse affidate ad un post pubblicato su Facebook: “Loro si sentono forti e potenti rubando, con furti di Stato e di calcio”. Loro chi? Anche se De Magistris non li cita, il riferimento è evidente. Un'accusa pesante, ancor più intollerabile perché fatta da un primo cittadino che, come minimo, dovrebbe rispettare una deontologia civica e contribuire all'educazione sportiva dei propri cittadini. Nel caso di De Magistris siamo al comportamento opposto: un atteggiamento da Masaniello, che paga dal punto di vista del consenso popolare ma dequalifica da quello istituzionale. Se però, in nome del tifo, lo si vuole far passare per un atto d'amore verso la propria città, non ci siamo proprio: significa sdoganare la calunnia ad ogni livello, e questo non può essere tollerato. Peggio ancora, applaudito.

 

Altrettanto quanto l'offesa pesante, esplicita e diretta fatta da master of photography, Oliviero Toscani. Un conto è sostenere che l'arbitro non abbia arbitrato bene, un altro che ha fatto l'inchino alla Juve come, in alcune processioni, avviene al Sud davanti alle abitazioni dei mafiosi. Perché così si passa immediatamente al rutto libero, al quale si sono lasciati andare in troppi nell'ultima settimana. Da Bonolis (“La Juve è uscita in gloria da Calciopoli, quando invece avrebbe dovuto essere radiata”) al redivivo Ciccio Colonnese, il quale non sa come spiegare al figlio Lorenzo l'ennesimo favore arbitrale pro-Juve (“Accade così da vent'anni”). Ciccio, e provare a insegnare a tuo figliolo un briciolo di sportività e ad accettare le sconfitte? Troppo difficile? Mi rendo conto: essendo tu Ciccio cresciuto calcisticamente con un dietrologo di presidente come Massimo Moratti, tant'è vero non ce l'ha fatta manco lui questa settimana a sottrarsi alla canea antiJuve (“Succedono di nuovo cose strane, rivisti episodi simili a quelli di anni fa”) non è semplice virare da un certo modo di concepire il calcio.

 

All'Inter non ci riesce nemmeno il neo proprietario cinese Suning: dopo Inter-Juve disse infatti che la società non avrebbe parlato dell'arbitro per una questione di stile; neanche 48 ore dopo il suo ad Antonello lanciava la fatwa nerazzurra contro la classe arbitrale, teorizzando una Calciopoli 2.0.

 

De Magistris, Toscani, Bonolis, Colonnese, Antonello, Moratti e forse me ne dimentico ancora qualcuno. Ma, la Juventus? Perché tace?

Va bene non prestare il fianco e dare fiato ad ulteriori polemiche, ma quando si tirano in ballo i furti di Stato, la Mafia e ancora Calciopoli, non si chiama più sfottò ma diffamazione. E in questi casi non bastano nemmeno le repliche al vetriolo, servono le lettere degli avvocati. Andrea, quelli bravi li conosci: usali. Altrimenti vale tutto, e in questo strano e folcloristico Paese chi offende riesce addirittura ad accreditarsi come un eroe coraggioso, la bocca della Verità, mentre chi si riceve addosso palate di fango, e tace, passa per pirla. Non va bene.