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Pazzesco. E divertente, esilarante, da accasciarsi a terra per i crampi da risata. Per giorni e settimane, alle pendici del Vesuvio, i tifosi sghignazzavano e sorridevano, nonostante un destino già segnato. Chiaramente da perdenti. 'De Ligt, De Ligt': due parole che si ripetevano, con un movimento delle labbra che poi sfociava sempre in una smorfia beffarda. Matthijs, fresco sposo della Juve, aveva siglato qualche ora prima il 2-1 dell'Ajax proprio contro i bianconeri. Era il ritorno dei quarti di finale di Champions League, ossessione juventina e per questo ossessione degli ossessionati dalla Juve. 'De Ligt, De Ligt': gli avevano fatto anche una maglia. Rigorosamente azzurra perché chi batte la Juve entra in questo senso comunitario, di fratellanza. Motivo di vanto, per quelli lì: tanto nessuno sottolineerà mai il semplice fatto che sia fondato sull'odio. Paradosso e controsenso. 

Cade così l'ultimo eroe di Napoli, sotto i colpi di 75 milioni e della concreta chance di crescita e vittoria. Cade così, con un sorriso ben più largo di quelli dei napoletani. Una maglia non è per sempre: è solo per prenderli in giro. Come sempre, il tempo ha fatto il suo corso.