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L’Inter e la Juve, in campionato, sono primi a pari punti, ma declinano i verbi in tempi diversi. L’Inter parla al presente: dopo un’ottima campagna acquisti, un cambio di allenatore, ora ha continuità e fisionomia vincenti. Sensi, Barella, Lukaku sono ottimi giocatori. Imposti i suoi metodi, i suoi schemi, la sua mentalità, Conte fa vedere i suoi frutti. E’ vero: deve ancora vincere, ma l’Inter, dopo un bel po’ di tempo è trasformata.
 
La Juve, invece, parla al futuro. E’ innegabile: ancora prima in classifica, ancora candidata alla vittoria finale, ma…Ma: il cambio di allenatore “farà” vedere  del tutto i suoi frutti, i suoi nuovi acquisti si “confermeranno”. Alla Juve, il presente non soddisfa del tutto e, a differenza dell’Inter, il suo passato non è da buttare. Futuro, appunto. Sarri dice che Rabiot “mostrerà” di cosa è capace, che Ramsey “dovrà guarire” del tutto, che De Ligt “sarà il più forte difensore del mondo”.
 
Tutto un “sarà”, non un “è”; un “avremo”, non un “abbiamo”. L’Inter ha colmato in grandissima misura il suo “gap” con la Juventus perché i cambi sono stati azzeccati, a cominciare da Marotta e perché la rosa della Juve è rimasta, in pratica, quella dell’anno scorso, con poche eccezioni. In un certo senso, si può dire che il “vecchio” (Dybala, Higuain) si rivela migliore del nuovo.