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Matthijs De Ligt, un talento da prendere subito e tenere per il futuro. Il difensore classe 1999 è uno dei migliori prospetti in circolazione nel mondo intero e la Juve vorrebbe portarlo a Torino quanto prima. A raccontarlo ci ha pensato Danny Blind, ex ct dell'Olanda, che lo lanciò il 27 marzo 2017, appena 17enne. Due anni dopo a Tuttosport, ne parla così:
 
Blind, se ripensa a quel 27 marzo fu difficile lanciare un elemento così giovane? 
«No, non è stata una decisione complicata. Non avevo dubbi anche perché avevo molti difensori infortunati in occasione di quella partita contro la Bulgaria». 
 
L’escalation così rapida di De Ligt ha sorpreso un po’ anche lei? 
«No, per niente. Si vedeva già a 17 anni che era un talento». 
 
Lei che è nel board dell’Ajax e da giocatore ha portato a lungo la fascia al braccio, come giudica il fatto che De Ligt sia il capitano a soli 19 anni? 
«Naturalmente non è una cosa normale, nemmeno per l’Ajax. E’ un fatto eccezionale che dimostra la personalità di Matthijs».  
 
Oltre che capitano, lei dell’Ajax è stato un grande difensore: quali caratteristiche fanno di De Ligt un difensore top? 
«Matthijs è speciale perché è un centrale completo sotto tutti i punti di vista». 
 
David Endt, storico team manager dell’Ajax dei suoi tempi, ha definito De Ligt come un mix di Nesta e Stam: concorda? 
«Secondo me De Ligt è... De Ligt. Non voglio paragonarlo a nessun altro giocatore». 
 
Se De Ligt le chiedesse un parere di mercato in vista dell’estate, consiglierebbe al suo pupillo la Juventus, il Barcellona oppure il Manchester United? 
«Non posso rispondere a questa domanda. La mia speranza è che Matthijs resti un anno in più all’Ajax. E’ forte, ma giovane: l’unica cosa che posso dire a De Ligt è di lasciare Amsterdam soltanto quando si sentirà totalmente pronto per un’esperienza all’estero». 
 
Nell’Ajax gioca anche suo figlio, tornato a “casa” dopo le quattro stagioni passate al Manchester United: Daley come descrive De Ligt nello spogliatoio? 
«Ne parla benissimo: Matthijs ha grande personalità ed è un ragazzo molto piacevole». 
 
A proposito di suo figlio: pensa sia più facile vedere Daley in una squadra italiana o lei su una panchina di serie A? 
«Credo Daley, perché io mi sono fermato come allenatore». 
 
Le fa effetto pensare che la Juventus non conquista la Champions League dalla finale di Roma del 1996 proprio contro il suo Ajax? Se chiude gli occhi, le torna in mente prima Vialli o Ravanelli? 
«Riaffiora in me soprattutto la delusione. Al termine della stagione precedente avevamo vinto la Champions nella finale giocata contro il Milan e sognavamo la doppietta, che purtroppo non è arrivata». 
 
La Juventus di Cristiano Ronaldo è più forte di quella del 1996? E a parte CR7, chi sono i suoi preferiti nella squadra di Allegri? 
«Sinceramente è complicato fare paragoni tra squadre di due epoche così diverse. Della Juventus attuale, ad ogni modo, ammiro molto anche Chiellini e Bonucci».