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Come previsto, sembra che il perno del mercato juventino abbia un nome: De Ligt. Difficile guadagnare cifre consistenti con Arthur, Ramsey e lo stesso Rabiot. Ne avevamo già parlato la settimana scorsa. Ma, via, via che l’obiettivo s’avvicina (100 milioni più o meno) prende corpo l’idea che la Juve tra l’ipotesi di una programmazione a lungo termine, dando fiducia almeno ai suoi giovani migliori (Miretti, Ranocchia, Fagioli), oppure una squadra già pronta e competitiva, con costi più alti e giocatori più “anziani”, abbia optato per questa seconda scelta.

Allegri non ha mai nascosto che preferisce giocatori d’esperienza e che non gradisce troppo gli esperimenti: Pogba, Di Maria, magari Koulibaly, significano che l’età (avanzata) non costituisce un problema. Anzi è un fattore positivo. Cambiaso, se arriva, può essere un jolly difensivo anche se il suo ruolo è a sinistra. Non vorremmo che facesse, invece, la riserva di un Alex Sandro abulico, votato ormai al minimo sindacale. L’altra novità “giovane” potrebbe essere Zaniolo, ma si va, comunque, verso il cosiddetto "instant team”.

D’altra parte, non si è sempre detto che Allegri è per indole e inclinazione più un gestore piuttosto che uno stratega. Minime le indicazioni, pochissimi gli esperimenti… Il gioco, per lui, lo devono praticare gli interpreti in campo, secondo le proprie inclinazioni, perché – diciamocelo – a costruire, ipotizzare, e rischiare non ci sta. Il calcio è semplice, semplicissimo: fare in modo che la palla circoli tra gente forte e rodata, senza troppi “arzigogoli” e sofismi tattici, poi se la vedranno loro.

Probabilmente alla Juve la pensano come lui: rialzare subito la testa, in un modo o in un altro, di muso corto o cortissimo. Il resto non conta.