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L'onestà intellettuale non è certo una peculiarità italiana. Campanilisti per eccellenza, siamo un po' tutti bravi a tirare l'acqua la nostro mulino, quando il fiume scende a cascata dopo le tempeste della notte. Quando c'è la secca, invece, ci nascondiamo, tacciamo e lasciamo cadere nell'oblio: non sia mai che autoaccusarsi diventi una moda. Così, riascoltando lo sfogo di Aurelio De Laurentiis post Napoli-Atalanta, viene semplice chiedersi una cosa: ma quando Mertens scivolava, spinto dal vento, dentro l'area del Franchi, Nicchi e Rizzoli dov'erano? Stavano facendo bene il loro lavoro? Ovviamente, a nessuno si chiede di andare in televisione e ammettere il furto (licenza poetica) commesso, ma quantomeno ricordarsi che siamo su una giostra che gira sempre su se stessa, e ciò che oggi tocca a me, domani può tranquillamente capitare a te. 

Le soluzioni sono due. O ci pigliamo a botte ogni volta, oppure si tace. Oppure, meglio ancora, si discute con lucidità, caratteristica imprescindibile che differenzia l'uomo dalle bestie. Così, mentre "senza di noi (gli arbitri, ndr), andrebbero a pelare patate", viene da chiedersi perché debba sempre essere tutto uno show. Con un teatrino fuori da ogni epoca, De Laurentiis si smentisce da solo, con atteggiamenti che fanno perdere credibilità alle sue stesse, talvolta giuste, parole. "​Ma io me ne vado dall’Italia! Questo è un paesaccio. Gli arbitri non sanno arbitrare come in Inghilterra" dice il patron partenopeo, senza però soppesare il fatto che il provincialismo con cui si espone pubblicamente, contribuisca in parte all'arretratezza della mentalità di questo paese. 

Vuoi andare? Vai. Vuoi restare? Stai. Sinceramente, in un mondo calcistico che si sta rendendo sempre più professionale, le urla sciagurate di un presidente in televisione non fanno più notizia. Non è più tempo delle risse, dei proclami, del Processo di Biscardi. Bisogna crescere, e con tutto il rispetto possibile, non si inizia con questi presupposti. Avete mai più visto un dirigente, per non dire il presidente, di una società come la Juventus, o l'Inter del dopo Moratti, ultimamente il Milan o la Roma americana, monopolizzare abitualmente la scena con questi toni? Non è essere istrionici, non c'è una giustificazione. Se il calcio vuole essere serio, deve esser preso seriamente, che si parli di arbitraggio o dei rinnovi contrattuali dei propri giocatori. Non si parla di pancia, ma con la testa.