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Juve, c'è qualcosa che non va. La prima sconfitta stagionale o il secondo posto in classifica, rappresentano solo una punta dell'iceberg, una punta nemmeno troppo affilata perché non è adesso che si fanno i conti. Ma c'è qualcosa che non va, perché non è ancora la Juve di Maurizio Sarri, dopo quattro mesi inizia a sorgere il dubbio se possa esserlo mai. Un dubbio legittimo, che non ha niente a che fare con il tema del “Sarri-ball”: anzi, in fase di proposizione del gioco, il cambiamento è tangibile ben oltre l'antico discorso legato allo spettacolo. La Juve gioca a due tocchi, spesso di prima, tiene palla, con pazienza, aspettando il varco giusto con dei ritmi che salgono e scendono a seconda del momento e della benzina in corpo. I dubbi riguardo al fatto che questa possa essere davvero una Juve di Sarri, si rafforzano nel giudicare il lavoro senza palla. E le dinamiche nei rapporti tra il tecnico bianconero e la squadra, forse anche con la società.

SENZA PALLA – La Juve sta cambiando completamente il modo di difendere, ancor di più di quello di attaccare. La linea della difesa deve essere alta, altissima. Ma le caratteristiche dei difensori sono adatte? A giudicare dalla frequenza con cui la Juve continua a subire gol, no. Anche se è dalla cintola in su che il lavoro in fase di recupero palla sta creando sofferenze anche fisiche a centrocampisti e attaccanti. Una pressione del genere deve cominciare dalle punti, ma né Cristiano Ronaldo né Gonzalo Higuain e Paulo Dybala hanno questa attitudine naturale, con i centrocampisti che sono quindi costretti a un lavoro straordinario per tenere uniti i reparti: la Juve vista contro la Lazio ci è riuscita finché in campo c'erano sia Matuidi che Bentancur, è bastato togliere l'uruguaiano per far saltare il banco.

IL NERVOSISMO – Dopo quattro mesi, a furia di fare un lavoro che proprio non riesce, una rosa abituata a dominare inizia a dare cenni di nervosismo. Dal “vaffa” più o meno mascherato di Ronaldo dopo il cambio con il Milan allo “stai calmo” di Bonucci contro la Lazio, pure Sarri sta cominciando a dover digerire segni di insofferenza pure in mondovisione.
E mentre lui predica prudenza, non guarda la classifica, si dice soddisfatto, i vari leader dello spogliatoio bianconero fanno capire come il posto della Juve debba essere in vetta alla classifica, non importa come. Siamo già a dicembre, o magari solo a dicembre. Ma a dicembre non è la Juve di Sarri. Lo sarà mai?

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