DOTTOR JEKYLL... - In entrambe le occasioni si arriva alla finale con appena tre gol subiti in tutto, anche se l'Italia giocò appena cinque partite a confronto delle dodici disputate dai bianconeri. Grandi imprese, comunque, non sono mancate in tutte e due i casi. Nel 2012 il reparto si distrasse soltanto in occasione del pareggio di Fabregas, dopo l'inaspettato vantaggio di qualche minuto prima, all'esordio contro la Spagna campione del mondo e d'Europa in carica, poi salì incredibilmente di condizione nel corso del torneo, tenendo a secco l'Inghilterra nei quarti di finale e lasciando a una Germania favorita per la vittoria finale soltanto un calcio di rigore in pieno recupero a risultato ormai in cassaforte. Un ricordo simile alla rete di Kylian Mbappé, ininfluente nel computo della semifinale di quest'anno della Juventus contro il Monaco. I bianconeri tornano a subire un gol dal 9' della partita contro il Siviglia, dopo aver superato indenni gli ostacoli Porto e, soprattutto, Barcellona, 690 minuti dopo.
... E MISTER HYDE - Poi, il disastro in finale. Quattro gol subiti, più che nel resto dell'intera competizione, dal reparto al gran completo schierato in modulo a quattro, con Chiellini da terzino sinistro nel 2012, seppur soltanto per venti minuti a causa di un problema fisico che lo costrinse alla sostituzione, e Barzagli sulla fascia destra quest'anno. Silva, Jordi Alba, Torres e Mata per la Spagna, due volte Cristiano Ronaldo, Casemiro e Asensio per il Real Madrid, bucano i sogni e le speranze azzurre prima, bianconere poi. Buffon, in entrambi i casi, non è sembrato il solito muro insuperabile e impeccabile, ma non si può dire abbia commesso errori grossolani. Bonucci, invece, è parso preda della tensione di fronte a partite tanto importanti e ha perso gran parte della carica emotiva e della grinta che lo contraddistinguono. Barzagli ha scordato l'estrema lucidità e precisione che gli hanno sempre consentito di ridurre al minimo gli errori. Chiellini, esente da colpe nel 2012, ha deluso a Cardiff, appuntamento a cui si presentava dopo le strabilianti prestazioni dei turni precedenti.
Si tratta di problema di testa, più che di qualità individuali o di reparto, rimaste indiscutibili. Senz'altro un peccato, però, per una difesa che avrebbe potuto reclamare un posto nella leggenda e, invece, si è fermata sempre prima compiere l'ultimo passo. Quello decisivo.