1
Superato con non poca fatica lo choc provocato dalla scomparsa improvvisa dell’amico Francesco Morini, attendo il primo pomeriggio di domani quando andrò davanti alla chiesa del piccolo paesino pisano di Metato per dagli l’ultimo saluto. Dovrebbe esserci anche Michel Platini, insieme con altri ex compagni. E’ stato lui, ieri alle otto e mezza del mattino, a chiamare Domenico Marocchino per informarlo di quel che era accaduto. Da quel momento il passaparola è stato senza sosta.

Oggi sfoglio i giornali e leggo commenti certamente tristi, ma soprattutto riferiti alla figura professionale di colui che fu uno tra i migliori difensori italiani per il calcio moderno. Tributi, tutti legittimi, a Morgan il pirata che si incollava al centravanti avversario come una seconda pelle e che poi gli sradicava letteralmente il pallone dai piedi per consegnarlo al suo compagno Gaetano Scirea. Non azzardava finezze consapevole di possedere sotto le caviglie due ferri da stiro. L’unica volta che ci provò, a Roma contro i giallorossi, infilò la sua porta con Zoff che voleva sbranarlo. Cronache di pallone.

Francesco merita molto di più. Come uomo e come persona di quelle che oggi, in giro, se ne trovano sempre meno. Bucaniere in campo. Eterno ragazzo ricco di umanità e dispensatore di allegria fuori. Sicchè mi pare giusto, alla vigilia dell’ultimo volo, rileggerlo attraverso le pagine del suo diario di bordo scritto nel corso dei ventisei anni che lui visse nella Juventus e per la Juventus prima come calciatore, poi come direttore sportivo e infine come team manager. Un legame unico e non soltanto professionale. Senza ”il Moro” e la sua contagiosa allegria sarebbe stata tutta un’altra storia. Neppure Zoff, suo compagno di camera per quattro stagioni, riuscì a deprimerlo con i suoi silenzi.
Ed è per questo che proprio l’ultima pagina del diario di bordo del pirata Morgan lascia sconcertati e senza per ciò che vi si trova scritto. La cronaca di un dolore acuto e mai provato da Morini. Il giorno in cui, dopo la rivoluzione umbertiana con l’ingresso e la presa del potere da parte della triade talebana, Morini si presentò in sede sicuro di poter rinnovare il contratto in essere con la Juventus. Uscì dall’ufficio del vice presidente e suo ex compagno Roberto Bettega asciugandosi gli occhi dai quali le lacrime non volevano smettere di scendere. Liquidato come un vuoto a perdere senza una valida ragione.

Eppure manco quella botta incredibile allontanò empaticamente Francesco dal suo grande e unico amore della sua vita per il quale aveva dato tutto se stesso arrivando al punto di negarsi anche le piccole gioie quotidiane tipo una sigaretta, un bicchiere di vino, una buona mangiata e il fare all’amore non soltanto il lunedì pur di essere sempre pronto fisicamente e mentalmente a guidare l’arrembaggio come un autentico pirata. Domani sventolerà per l’ultima volta la bandiera sul pennone della goletta bianconera. Tutti sull’attenti per l’addio a Morgan che sapeva come regalare allegria e felicità.