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Leonardo Bonucci si racconta a tutto tondo ai microfoni di Juventus tv: "Preparo a casa la colazione per i bimbi, lei pensa a mettere su il thè e preparare il latte. Più o meno tutti verso le 7.15/7.30 ci svegliamo. Lorenzo, Matteo e Matilda sono i miei tre bambini. La mia esultanza? HGo fatto delle prove prima con i bimbi in salone. Quello piccolo esulta come Cristiano, il grande per niente perché è serio. Quando segno io faccio il mio gesto dello "sciaquatevi la bocca" e loro ridono. Lorenzo è il più grande, va verso gli 8 anni ma sembra ieri che avevamo l'ansia di diventare genitori. In questi 8 anni dentro c'è stato di tutto e di più, ma sono esperienze che ti cambiano la vita. E' una bella responsabilità, ma non mi tiro mai indietro di fronte alle responsabilità Fanno crescere, anche sbagliando. Gli errori li facciamo tutti".

DA PICCOLO - "Io sono andato via a 17 anni da Viterbo, una bellissima città. Sono andato a Milano, ho fatto 2 anni di "praticantato" lì. A Viterbo ero molto più fumantino, istintivo e meno razionale. Ma comunque molto responsabile, a scuola non ero secchione ma sono sempre andato bene. Lo studio? Il pomeriggio era dedicato al calcio e agli amici, studiavo un'ora dopo cena. Con mio fratello giocavamo sempre sotto e dentro casa, dicevano che lui era più forte di me. Lui ha sempre fatto il difensore, io fino ai 16 anni non pensavo fosse il ruolo per me. Invece devo ringraziare mister Perrone che alla Beretti mi disse che dovevo diventare difensore se volevo fare il calciatore. Io non ero d'accordo, ma da capitano non potevo andare contro l'allenatore".

RIMPIANTI - Io paziente? Ho imparato ad esserlo, perché le esperienze della vita di portano a crescere. Impari a riflettere quei famosi dieci secondi in più. Io ho sempre evitato di portare il lavoro dentro casa, quando sto con la famiglia mi godo quello che ho. Mia moglie non sapeva nemmeno cosa fosse il calcio prima di conoscermi, alcune volte riesce a dare una lettura esterna delle cose. Rimpianti? Il secondo rigore contro la Germania ed Euro 2016. me lo portierò sempre dietro perché avevo segnato il rigore in partita calciandolo in un modo: era il primo per me in una partita ed era andato bene. Nella lotteria non sapevo come tirarlo, davanti avevo Neuer. Io mi sono allenato a tirarlo in diversi modi, ma non sapevo cosa fare. Avrei dovuto calciarlo senza pensare, forte. Quel rimpianto non sarà facile toglierselo, perché mi rimane l'Europeo del 2020. Con la Juve il rimpianto è la finale di Berlino, perché dopo il gol di Morata avevamo 10' nei quali potevamo andare in vantaggio e ci hanno fatto credere di poterli battere. Ci siamo esposti al loro contropiede. Ma abbiamo ancora diversi anni per ambire al sogno".

BULLISMO - "Quando ero a Viterbo e avevo 14/15 anni ho subito un'esperienza di bullismo. Ma è stata anche una fortuna, perché ho sempre certcato di trasformare le esperienze in positivo. Bisogna parlarne perché non deve essere una vergogna, io ho pensato anche che se io ho attirato una persona che voleva farmi del male vuol dire che mi sono dimostrato pauroso e timido, quindi c'è qualcosa che dovevo cambiare. L'andare da Viterbo a Milano, in una grande città dove incontri milioni di persone tutti i giorni ha fatto sì che il Leonardo che vedete oggi è diventato più sicuro di sé, meno timoroso e meno timido. Era un'esperienza che mi piaceva quella di trasmetterla a chi si trova in questa situazione. Molto spesso il bulllo soffre di qualche mancanza, e allora abbiamo pensato di scrivere un libro per aiutare tutti, anche i bulli".

SOCIAL - "Li seguo molto, mi piace leggere i commenti che mi scrivono. Anche nell'anno del passaggio al Milan non ho mai bloccato followers o cancellato commenti. Quando sono tornato mi hanno preso un po' in giro, ma ancora oggi succede. E' normale, le scelte portano conseguenze e io non mi sono mai tirato indietro. In quell'anno fuori sono migliorato come uomo e ho capito che la Juventus è unica. La fascia da capitano? Diciamo che la fascia è un simbolo, in squadra abbiamo giocatori di grande carattere e così si aiuta il gruppo a migliorare. In alcuni momenti la parola di qualcuno conta di più, in altri la parola del gruppo fa star bene tutti quanti. La fascia presto tornerà al braccio di Giorgio Chiellini come giusto che sia, lo aspettiamo perché è un elemento importante dello spogliatoio che ci è mancato in questi mesi. Ora ho traghettato la fascia per questi mesi, imparerò ancora in attesa che il "vecchietto" Giorgio smetta di giocare. Cosa faccio dopo il ritiro? Mi piacerebbe allenare, non è facile, ma le cose difficili mi sono sempre piaciute".