8
Il primo autentico colpo di mercato che la Juventus ha messo a segno ha un valore non soltanto tecnico, ma anche simbolico se non addirittura ideologico. L’arrivo di Weston MacKennie, il primo americano che approda nella società bianconera, offre lo spunto per rileggere in chiave positiva alcune delle pagine più interessanti e spettacolari della storia contemporanea juventina.

E’ possibile, persino doveroso, partire dal giorno in cui dalla Sicilia arrivò un giovane giocatore che non possedeva certamente un fisico bestiale, ma il quale dentro di sè custodiva doti e qualità professionali e morali di assoluta eccellenza. Si chiamava Giuseppe Furino, detto subito Beppe, è diventò strada facendo uno dei pilastri fondamentali su quali vennero costruite i successi della Juventus.

Fu anche il capitano della squadra, trascinatore piccolo ma d’acciaio al punto da stimolare la fantasia di un grande giornalista e poeta come Vladimiro Caminiti il quale lo reiventò e lo propose alla letteratura sportiva come “Furia, Furin, furetto capitano con l’elmetto”. Una pennellata geniale assolutamente conforme alla tipologia di un giocatore quasi unico per furore agonistico e lealtà.

A seguire arrivò poi un tipo tutto nervi e animosità da vendere come Marco Tardelli. Anche lui sorretto da quelle qualità interiore che andavano ben oltre le sue naturali caratteristiche fisiche e morfologiche da atleta in grado di dare sempre e comunque quel qualcosa in più rispetto persino a ciò che gli veniva richiesto. E quando Tardelli, per un motivo qualsiasi non era in campo, la sua assenza pesava.

Più o meno il medesimo discorso è possibile farlo ricordando i sette anni durante i quali Edgar Davids vestì la maglia bianconera. L’olandese di colore, come i suoi predecessori, apparteneva a quella categoria speciale che potrebbe essere definita la “generazione dei pitbull” ovvero elementi da combattimento senza macchia e senza paura in grado di trasformare una squadra in grande squadra.

L’impressione, positiva, è che l’ingaggio del “marine” MacKennie vada interpretato proprio in questa chiave. Un giocatore che le dà e le prende senza mai lamentarsi e che si piazza davanti alla difesa con l’espressione scolpita sul volto della serie “io sono qui che vi aspetto, vediamo un poco se qualcuno riesce a passare”. Pronto a mordere, battagliare, mai disposto a perdere. Ciò che mancava alla Juventus.