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Chiara Ferragni immobile di fronte una fotografia di Dusan Vlahovic. Paris Hilton che si muove disinvolta tra un’immagine di Fagioli e una di Pogba. No, non stiamo dando i numeri, è quello che sta succedendo in questi giorni a Milano. Nel capoluogo lombardo, infatti, sono in mostra alcuni scatti in bianco e nero del fotografo di fama internazionale Giampaolo Sgura, un evento prodotto e sponsorizzato da Juventus insieme ad Adidas e che sta chiamando a raccolta personalità italiane e internazionali dello show business.
 
L’ennesimo tassello di quel “Live Ahead” che è diventato motto del club. “Vivere avanti”, guardare al futuro. Più che motto, però, sarebbe meglio definirlo etichetta, titolo, di un processo di valorizzazione del brand Juventus; uno dei pilastri del piano triennale presentato in estate e ribadito nel Consiglio d’amministrazione di ieri.
 
Sempre in questa direzione il tour estivo statunitense che ha visto i calciatori sdoppiarsi tra campo ed eventi mondani. E ancora gli show che precedono il fischio d’inizio delle partite all’Allianz Stadium, i djset, gli inviti e le magliette della Juve indossate negli ultimi anni da personalità di spicco dello spettacolo, una su tutte Rihanna. L’origine, poi, possiamo farla risalire al cambio di logo: una vera e propria rivoluzione per l’industria calcistica.
 
Non solo spettacolo. La Juventus è stato il primo club in Italia ad avere uno stadio di proprietà, poi ancora la prima a costruire una squadra B e quella a puntare in maniera più decisa sul calcio femminile. Precursori che “guardano avanti”. Un’azienda, perché questo la Juventus è, che corre veloce verso il futuro, anche se qualcosa stride.
 
Sì, perché di questa propensione all’avvenire ne abbiamo segnalato le tracce evidenti fin qui: la mostra fotografica di Milano è solo l’ultimo evento in ordine cronologico. Poi l’azienda lascia spazio al campo e qui le cose cambiano. Nelle scelte degli ultimi anni la Juventus è sembrata fortemente ancorata al passato, incapace di “guardare avanti”.
 
La storia recente è costellata di ritorni. Quello di Allegri e Pogba, l’affondo per Milik che è stato obiettivo per anni, nome che ormai sembrava essere scivolato indietro negli appunti degli uomini mercato. E poi ancora, tornando indietro, Kean, De Sciglio. Anche sul piano del gioco, di innovazioni se ne sono viste poche rispetto a quanto mostrato dai top club a livello europeo. Non è un caso che una delle maggiori critiche rivolte al tecnico livornese sia sempre stata quella di non essersi aggiornato, di non essere stato al passo con i tempi. Perché il calcio non è un monolite immutabile ma, anzi, cambia continuamente e chi si ferma è perduto, o perdente. Per rimanere alla guida tecnica, uno dei nomi forti fatti in caso di esonero è quello di Antonio Conte. Un eventuale, ennesimo, ritorno. Incastrati in un passato glorioso, dal punto di vista sportivo questa è una Juventus che fatica a “guardare avanti”, mentre il brand prova a spiccare il volo. Per restare ai motti, però, vincere rimane l’unica cosa che conta.