commenta
L’ultima partita della Juve, quella col Chievo, è stata vinta “con facilità”, secondo la maggioranza dei commenti e delle opinioni. A parte il fatto che la facilità, nel calcio come in tutti gli sport, non esiste (basta un attimo per essere sorpresi), quello che più ha colpito, nelle osservazioni dopo la partita e il giorno dopo, è stata “la brutta”, “l’opaca”, “la pessima prestazione” di Ronaldo.

Sì, anche per Ronaldo non deve essere affatto facile essere Ronaldo. E non solo per la fama che, come per tutti i divi, può rivelarsi persecutoria, per le beghe extracalcistiche, per il fisco spagnolo… No, per il campo, per ciò che avviene in campo, per il gioco, per le aspettative. Lui deve essere sempre il primo, lui non può sbagliare, lui non può giocare una partita discreta perché il sei in pagella diventa automaticamente un cinque. I rigori li sbagliano tutti e, soprattutto, se non sembrano determinanti si passa in cavalleria, ma quando se l’è fatto parare da Sorrentino sono fioccate le stoccate: “si vede che è giù”, “pensa alle tasse, alle multe”, “è braccato dai rimorsi per i suoi comportamenti” ecc.

Nessuno ha notato che anche contro il Chievo Ronaldo ha fatto una buona partita, ha costantemente portato via due difensori, non ha dato punti di riferimento, spesso è indietreggiato, ha guadagnato il rigore (su di lui ce n’era anche un altro: solare), ha creato scompiglio nell’area avversaria, destabilizzando i giocatori clivensi.

Ma da lui si aspetta sempre altro: i recuperi, i passaggi filtranti, i tiri immediati da fuori area, la minaccia costante (che da pratica diventa anche psicologica) per gli avversari, la trazione che sa imprimere a tutta la squadra, non contano. Lui dovrebbe sempre fare gol al volo, su rovesciata, dopo un dribbling o uno scatto bruciante. Se contribuisce, in molti modi, a far vincere la squadra non conta; se sbaglia un rigore “proprio non ci siamo”.

Come è difficile essere Ronaldo!