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Dal Senegal al barcone per il Marocco, poi Spagna, Francia e Italia: la parabola di Mamadou Coulibaly, centrocampista classe ’99 in forza al Pescara, potrebbe concludersi addirittura nella Juventus. Donato Di Campli ha parlato anche di lui con il ds bianconero Fabio Paratici, in occasione della sfida tra i campioni d’Italia e gli abruzzesi allo stadio Adriatico. Intanto Mamadou si racconta, dai suoi viaggi senza sosta alla speranza di un futuro migliore nel Bel Paese, fino al sogno di giocare a pallone in un club prestigioso.

SOGNO MILAN - “Ho viaggiato tanto, ne ho passate di tutti i colori ma ce l’ho fatta, gioco in Italia”, dice Coulibaly, nelle parole riportate dall’edizione odierna del QS: “No, io non sono migrante come quelli che vedo in tv, poverini, anche se non è stato facile lasciare una famiglia dove avevo tutto, dove studiavo per crescere ma non mi importava altro che il pallone. Ho fatto le scuole elementari, due anni di superiori, poi basta. Io sono un ragazzo del Senegal che è venuto qui a cercare lavoro, anche se il mio lavoro sognato era giocare a pallone, magari nel Milan. Maldini? Certo che so chi è, ma non ho letto la storia di questa scrittrice senegalese (Fatou Diome, n.d.r.), non ho tempo per leggere, io guardo le partite in tv da quando ero bambino e le gioco come se fossi in tv. E Maldini l’ho visto su You Tube”.

ODDO E ZEMAN - “La prima partita della mia vita non la ricordo, per me erano tutte uguali… Le ho studiare tutte, ho imparato i movimenti, li ho rifatti sul campo, li ho fatti vedere, oh quanti li hanno visti! Poi sono piaciuto a Oddo, subito in prima squadra, e anche a Zeman che però prima ha voluto capire meglio chi ero, sono stato due settimane fuori con il cuore che mi batteva forte, poi mi ha chiamato.Tu giochi, mi ha detto, e ho cominciato con l’Atalanta, un pezzo di partita, e devo averlo soddisfatto perché mi ha dato fiducia con l’Empoli e dall’inizio proprio con il Milan, la mia squadra di sempre…”.

PARAGONI - “Noi Coulibaly siamo una grande famiglia, una importante tribù del Mali, ma papà e mamma sono nati in Senegal. No, quello del Napoli, Kalidou non lo conosco, non so perché il suo Coulibaly si scrive in un altro modo, con la K, ma non importa. Vorrei arrivare a giocare nella Nazionale del Senegal insieme a lui. Invece ho conosciuto Babacar che è stato nella casa di accoglienza di Montepagano dove sono io. Donato me l’ha passato al telefono ma siccome mi stavo allenando ho detto solo ciao… Di quelli che giocano adesso mi piace molto Keita. Molti giocatori senegalesi li conosco di nome perché sono famosi, come Evra, Cissé, Gomis, ma gli esperti dicono che fisicamente ricordo Yaya Touré. Forse è vero, sono grande e grosso, 1.89. Volevo giocare con il suo numero, il 42, ma davvero non mi frega niente se non ce l’ho, perché io credo di essere io, anche con un brutto carattere che è mio, e mia è la mia storia e non mi piego davanti ai vip”.