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Cosa possiamo già dire di Kulusevski? Lasciamo da parte le sfere di cristallo e le idee platoniche di Pirlo. Cosa possiamo dire di concreto sul classe 2000 svedese a una settima dall’inizio della preparazione? Tutto e il contrario di tutto? Nossignori.

Una premessa è doverosa: Dejan quest’anno ha giocato in un contesto tattico -il Parma di D’Aversa- molto preciso, che ne ha messo in luce alcune qualità in particolare. Era un 4-3-3 con baricentro basso in fase difensiva, pensato per togliere spazi alle avversarie, sia tra le linee che in profondità. Una delle squadre più reattive e contropiediste del campionato. Kulusevski e Gervinho erano i due esterni alti, frecce letali da scoccare a campo aperto, che riuscivano a coesistere e a completarsi grazie soprattutto all’ originale stile di gioco dello svedese. Veramente devastanti certe volte, e contro ogni tipo di avversario. Avesse continuato Sarri sulla panchina bianconera, la domanda sarebbe stata: come si inserirà Kulusevski in una squadra che gioca un calcio praticamente opposto, fatto di dominio e di palleggio corto? Teniamola lì, questa domanda, bella pronta. Perché a meno che Pirlo non faccia sul campo il contrario di ciò che gli piace studiare sui banchi di Coverciano (Guardiola, Setien, De Zerbi…), potrebbe risultare ancora attualissima. Altro che ritorno alle origini…  

Intanto parliamo di evidenze: Kulusevski è terzo (9) nella classifica degli assistmen, dietro a Luis Alberto (15) e al Papu (14). È secondo dietro a Brozovic per media km percorsi (11,507). Davanti a gente come Barella, per intenderci, o Thorsby, Faraoni, Gosens, per tacere dei suoi nuovi compagni di squadra. Ed è anche terzo nella classifica dei passaggi chiave (30), di nuovo dietro al primo della classe Luis Alberto (42) e al numero due Insigne (34). Dybala e Gomez, sempre per chiamare in causa pesci grossi, stanno a 27. Così, giusto per. Tutto ciò si va ad aggiungere, e scusate se è poco, ai 10 gol segnati dal giovane Dejan nella stagione appena trascorsa.
 
IL GOL PIÙ BELLO – Il gol più bello, per me, l’ha realizzato contro il Verona. Qualcuno forse potrebbe preferire quello che ha fatto contro il Bologna all’andata o quell’altro, spettacolare e più recente contro il Brescia. A me piace questo contro il Verona perché svela alcuni tratti più personali e propri di Kulusevski. Gli altri due sono tiri a giro che gli esterni alti hanno in repertorio e che provano in continuazione, normale li indovinino ogni tanto. Questo gol invece è un gol parlante. 



Riceve un passaggio da Cornelius al limite dell’area. Spalle alla porta, ha due opzioni: girarsi a destra per mettersi il pallone sul mancino (il suo mancino), oppure entrare in area e tagliare fuori Amrabat con un controllo orientato molto avventuroso. Guardate la posizione di Rrahmani prima e dopo. Kulusevski sceglie l’opzione più imprevedibile, e se la porta sul destro con un tocco. Ha una percezione degli spazi notevole, il ragazzo. Poi ci vuole la forza giusta per mettersi dietro il centrocampista marocchino.  



A questo punto Rrahmani corre ai ripari, spingendo la conduzione dello svedese verso un angolo di tiro sempre più complicato. Serve una sterzata a Kulusevski, altrimenti è un’occasione persa. Allora lui che fa? Contro Rrahmani, che fa? Sterza sì, ma non propriamente.    



È un piccolo gioco di prestigio piuttosto. Se la tocca da un piede all’altro per non perdere il contatto col pallone, mentre il difensore gli tiene giù la testa con un braccio.



È una giocata pazzesca, la palla non scappa internamente, resta lì quel tanto da mandare a vuoto Rrahmani, tant’è vero che Kulusevski deve poi riaggiustarsela con l’esterno sinistro, il tutto a massima velocità. Tre tocchi in un fazzoletto, e contro un difensore alto 1,92, poi il piattone semplice nell’angolino opposto. A fine anno Rrahmani arriverà primo nella classifica dei recuperi in Serie A: 491 in totale. Potevano essere 492 se Kulusevski non si fosse inventato questa magia.



MANIPOLARE GLI SPAZI – Il gol contro il Brescia ce lo ricordiamo tutti per la bella traiettoria che lo svedese ha impresso al pallone col piede ‘debole’. Riavvolgiamo il nastro. Forse può tornare utile per comprendere ancora meglio una qualità a cui abbiamo già accennato: la percezione e la manipolazione degli spazi. Va bene, questo è certamente uno schema. Ma osservate come disorienta e ubriaca Tonali avvicinandosi a Pezzella, l’incaricato a battere la rimessa laterale. E la personalità: Kulusevski la va a prendere dalla parte opposta alla sua… 



Tonali lo segue, lui gli passa dietro la schiena, smarcandosi verso la linea di fondo. Sta attraendo, adescando Tonali.



L’ha portato lì perché vuole attaccargli indirettamente lo spazio alle spalle, che è quello dove si trovavano entrambi poco prima. Di fatto si è portato via un uomo dall’area, per riattaccarla immediatamente attraverso la sponda di Siligardi.



Siligardi gliela tocca d’esterno sulla rimessa di Pezzella, lui arriva in anticipo su Tonali e calcia. Palla all’incrocio. Capite com’è riduttivo parlare solo del gesto tecnico finale? Kulusevski è movimento. Instancabile e intelligente. Poi subentra la qualità, certo, il pallone nel sette.



GRANDI PASSAGGI – Kulusevski forse non si muoverebbe così bene sul campo, se non fosse anche l’abile passatore che è. La resistenza, la velocità, la tecnica e l’intelligenza gli permettono di eccellere con e senza palla. In breve, tenta spessissimo la giocata pericolosa. Nel Parma è primo per passaggi chiave e dribbling, ma è anche il giocatore che perde più palloni (4 ogni 90 minuti). D’altra parte chi non risica non rosica. Guardate che linea di passaggio vede qui per Caprari contro la Dea. Un rasoterra fortissimo che infila e taglia fuori due coppie di avversari.       



MEZZALA NO? – Nella Primavera dell’Atalanta Kulusevski giocava un altro calcio rispetto a quello reazionario di D’Aversa. Un calcio basato sul possesso e sul dominio. Aveva il dieci e giocava mezzala destra nel 4-3-3. Ero al Tardini il giorno della Finale Scudetto, e fu uno spettacolo vederlo giocare (ovviamente assist stupendo e premio MVP). Non dovrebbe creargli alcun problema dunque passare da un risultatista a un giochista, sempre che Pirlo rientri in quest’ultima categoria. Detto ciò pensarlo mezzala alla Juve al momento forse è un po’ troppo. Certo è che se i bianconeri non acquistano un interno offensivo di prim’ordine, potrebbe diventare una soluzione. Avrebbe fatto comodo a Sarri, diciamolo. Sia da esterno alto, sia da mezzala/trequartista. Mezzala quest’anno ha giocato pochino, ad esempio nel secondo tempo del ritorno contro il Milan, quando il Parma doveva provare a rimontare. Kulusevski prese una traversa e mandò in porta Inglese in quei pochi minuti. Eccolo in azione sulla trequarti, insieme al tridente Gervinho-Inglese-Karamoh.        



Questo suo passato da mezzala/trequartista, tra l’altro, lo rende un esterno peculiare, capace di svariare molto su tutto il fronte d’attacco. E così diventa ancora più imprevedibile. Anche perché in zona di rifinitura inventa corridoi che non esistono. Un giocatore mediocre qui la passerebbe a Karamoh, facile e sicuro. Lui no: vede il passante tra Kjaer e Inglese. La giocata più ambiziosa, la più pericolosa. La più efficace.