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E poi dovremmo credere ancora alla favoletta che l'intera stampa sportiva è al di sopra delle parti ed esprime sempre e solo commenti obiettivi, lontani da qualsiasi tipo di endorsement verso chicchessia.
Varrà di sicuro per alcuni colleghi, ma non per altri.
Tipo quelli che scandagliano i social, annusano l'aria che tira e si appropriano pure di commenti andati per la maggiore nelle discussioni più di tendenza su Twitter, rigiocandoseli come farina del proprio sacco e prendendosi magari pure gli applausi.

Cos'è successo? Ripartiamo da venerdì scorso, stadio Dallara di Bologna. Ci giocava la Nazionale, e ovviamente erano presenti parecchi dirigenti dei nostri club. Compresi, ovviamente, quelli della Juventus. Siccome nei giorni precedenti aveva imperversato la querelle sulle fasce da capitano personalizzate, con dediche allo sfortunato e compianto Astori, poi vietate dalla FIGC, i media ne hanno approfittato per raccogliere in tribuna d'onore un giro di pareri sul tema. Tra gli intervistati, non poteva mancare Marotta, che ha risposto così: “Capisco i sentimenti, ma sulle fasce esiste un regolamento e va rispettato”. Da lì si è scatenato il finimondo sul web, in particolare sui social. Tutto perché il dg bianconero si è permesso di usare la parola “regolamento”. Ha cominciato su Twitter un noto collega tv, citando la frase e sottolineando - con la tipica ironia volutamente inzuppata di veleno - che Marotta non poteva parlare di regole quando il proprio club, a suo parere in spregio alle regole federali, esibisce nel proprio stadio 36 scudetti anziché i 34 riconosciuti dall'Albo d'oro ufficiale della FIGC. La solita, vecchia disputa di Calciopoli, ciclicamente riesumata quando qualcuno sente l'esigenza di spruzzare un po' di veleno sulla Juventus.

Ovviamente, quel tweet ha raccolto i like di pletore di antijuventini, che lo hanno ulteriormente arricchito con propri apprezzamenti e commenti al vetriolo, mantenendo viva per molte ore la discussione su Twitter. Talmente a lungo da destare l'interesse pure della redazione sportiva del Corriere della Sera, la quale - ben 48 ore dopo - ha deciso di dedicare a quella battuta di Marotta addirittura un fondino, chiuso con un bel copia-incolla del medesimo commento di cui sopra, già “likato”, condiviso e ritwittato centinaia di volte ma ugualmente fatto proprio dall'autore del pezzo. Avrà pensato: non tutti usano Twitter, e magari sta bella battutona su Marotta i miei cari lettori mica l'hanno ancora letta Vuoi mettere? Altro spessore, altra valenza.

Scendendo nel merito della questione: cosa c'entrano le fasce di capitano con gli scudetti della Juve? Astori con Calciopoli? Mi sa, solo per lo sfizioso gusto di provocare, attaccare con battute fuori luogo la Juventus e i suoi dirigenti. Marotta ha espresso un'opinione, che - tra l'altro - personalmente non ho manco condiviso, perché a mio parere i sentimenti, quando sono sinceri, dovrebbero prevalere pure sui freddi regolamenti. Però, mi spieghino i collegoni del Corrierone milanese, cosa c'entrava tirare in ballo la storia degli scudetti? Una vicenda sulla quale farebbero un ottimo servizio ai propri lettori se solo andassero a chiedere ai capatazzi della Federazione perché non la dirimano una volta per tutte riaprendo il processo sportivo su Calciopoli, alla luce di tutte le novità e sorprese emerse dal 2006 in poi, e sulle quali proprio la loro redazione non mi pare dedicò ai tempi molto spazio.

Facciano giornalismo (e quando vogliono,lo sanno far bene), anziché battute, tra l'altro pure scopiazzate da altre parti.
Io sono di parte, lo ammetto, ma loro?