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Il messaggio, dal campo, è arrivato forte e chiaro: "Sono sempre il primo cambio". La faccia sconsolata e l'addio prematuro al derby, al 65', con tutto ancora in palio. Così ha deciso Allegri, che ha richiamato in panchina Chiesa per la ormai consueta staffetta con Yildiz, lui che aveva fatto un giretto per il campo come ad esorcizzare quanto stava per accadere, conscio che sarebbe toccato ancora una volta a lui lasciare il terreno di gioco, prima di uscire a testa bassa, scuro in volto. Per la quarta gara consecutiva in campionato, la quinta aggiungendo la semifinale di Coppa Italia con la Lazio, Chiesa è stato richiamato in panchina (17 volte su 29 in totale, 15 su 21 in campionato). E soltanto in 6 match sui 23 in cui è stato titolare ha giocato l’intera partita. Da qui nasce la sua frustrazione, che racconta anche qualcosa in più.

Come scrive il Corriere dello Sport, è la fotografia della traiettoria non certo lineare della sua annata, vissuta tra alti e bassi, con un inizio di stagione eccellente che non ha avuto però il seguito auspicato. I problemi fisici ne hanno condizionato il rendimento, tra prestazioni di livello e prove opache, in continuazione. E contro Frosinone e Genoa, sono arrivati i fischi dello Stadium. E' evidente - si legge - che qualcosa non funzioni a dovere e non si può che guardare al rapporto con Allegri, che appare ormai compromesso e sfilacciato. E il labiale del derby non fa che confermarlo. Le frizioni con il tecnico nascono da un equivoco tattico non ancora risolto: Chiesa agisce da seconda punta ma preferisce giocare da attaccante esterno. Allegri vede Chiesa più attaccante che esterno, gli effetti alla fine non sono quelli sperati, per nessuno.  



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